Conferme
Da noi si uccide per la poesia – a conferma dell’eccezionale considerazione in cui è tenuta.
[Nadežda Mandel’štam, Speranza abbandonata, traduzione di Valentina Parisi e Marta Zucchelli, Milano, Settecolori 2024, p. 17]
Da noi si uccide per la poesia – a conferma dell’eccezionale considerazione in cui è tenuta.
[Nadežda Mandel’štam, Speranza abbandonata, traduzione di Valentina Parisi e Marta Zucchelli, Milano, Settecolori 2024, p. 17]
Chlebnikov fatica a capire il senso dei rimproveri che gli vengono rivolti: «Dicono che i versi debbano essere comprensibili… I versi possono essere comprensibili o incomprensibili, ma devono essere buoni».
[Vasilij Golovanov, Verso le rovine di Čevengur, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Adelphi 2023, p. 50]
La mia opinione sui versi si riduce a questo: rammentare la parentela tra verso e universo.
Velimir Chlebnikov
[Vasilij Golovanov, Verso le rovine di Čevengur, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Adelphi 2023, pagina 39, esce il 5 maggio]
Ma lo sapete, no, il proverbio: non te la prendere con lo specchio, se hai la faccia storta.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]
“Decrescita” è una parola ignota a Mosca.
[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, p. 21]
Uscire dall’arte è impossibile, così come lo è uscire dalla lingua. Perfino quando tacciamo lo facciamo in una determinata lingua.
Per questo l’arte siamo noi. Noi siamo compenetrati d’arte. Ora è malata, perché siamo noi a essere malati, soprattuto in questo periodo. Siamo malati e ci lamentiamo di avere un’arte malata. Ma lo sapete, no, il proverbio: non te la prendere con lo specchio, se hai la faccia storta.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]
Conoscete la fiaba della principessa che in realtà era un gatto, trasformato da una fata in una bellissima principessa? Questa principessa aveva una particolarità: se vedeva un topo, non poteva fare a mene di spiccare un salto per acchiapparlo. I governi riformisti in Russia tra il XVIII e il XIX secolo facevano lo stesso: sostenevano di essere liberali, eppure non sopportavano la vera democrazia. A quel punto, il gatto si risvegliava nella principessa e gli zar sentivano a pelle, d’istinto, non solo razionalmente, che una simile soluzione non era possibile.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284, la foto è di Alessio Gironi e è stata fatta a Pietroburgo la settimana scorsa, nel corso di un viaggio che si chiama Gogol’ maps (cliccare sull’immagine per ingrandire)]
Conoscete la fiaba della principessa che in realtà era un gatto, trasformato da una fata in una bellissima principessa? Questa principessa aveva una particolarità: se vedeva un topo, non poteva fare a mene di spiccare un salto per acchiapparlo. I governi riformisti in Russia tra il XVIII e il XIX secolo facevano lo stesso: sostenevano di essere liberali, eppure non sopportavano la vera democrazia. A quel punto, il gatto si risvegliava nella principessa e gli zar sentivano a pelle, d’istinto, non solo razionalmente, che una simile soluzione non era possibile.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]
Anche la scrittrice francese Madame De Staël sosteneva che la Russia fosse uno stato dove il dispotismo era mitigato dal cappio. Quando la tirannide passava il segno, si poteva pur sempre strangolare lo zar.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 285]
Il concetto di originalità, riferito a una cultura, può scaturire solo se accanto a essa troviamo un altra cultura. Se non c’è contrasto, allora non c’è neppure specificità. Se tutto è color verde, i colori cessano di esistere. Affinché possa comprendere di essere verde, ho bisogno che vicino a me ci sia qualcuno di rosso o di qualche altro colore. Ed è da qui che ha origine il problema intricato e, insieme, inaggirabile della comunicazione, che attraversa tutta l’esistenza. E trapela anche dai dettagli, per esempio dal modo in cui ci salutiamo. Da questo dipende come continueremo a vivere sulla Terra, se, per esempio, riusciremo finalmente a capire che le persone possono intendere la stessa cosa in modo diverso, che tutti hanno il diritto di pensarla a modo loro, che non possiamo e non dobbiamo nutrire tutti gli stessi sentimenti e amare le stesse cose, che è nel nostro interesse che gli altri siano altri. Si tratta di un ideale culturale difficile da raggiungere, ma è anche quel messaggio forse non sempre chiaro che ho cercato di includere in tutte le lezioni che vi ho proposto. E per la vostra attenzione vi ringrazio sinceramente.
[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p.227-228]