18 aprile – Firenze

mercoledì 18 Aprile 2018

Mercoledì 18 aprile,
a Firenze,
alla libreria
La Cité,
in Borgo San Frediano, 8,
alle 19,
Guida alla Mosca Ribelle,
di (e con) Valentina Parisi

Uno stregone

sabato 24 Marzo 2018

[All’inizio del XVIII secolo] La necessità di impartire un’educazione alle donne e il carattere che dovrà assumere sono al centro di accese discussioni e si sovrappongono a un più generale ripensamento dello stile di vita e della quotidianità. L’atteggiamento nei confronti dell’alfabetizzazione era ancora molto complesso e non privo di tensioni. Per esempio Andrej Bolotov, noto autore di memorie, ricorda come una fanciulla si fosse rifiutata di sposarlo perché lui aveva letto molti libri e si era sparsa la voce che fosse uno stregone.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 90]

Un antico romano

domenica 18 Febbraio 2018

Ma torniamo al piccolo Nikituška [Murav’ëv], futuro decabrista. Quando maman – com’è normale, la conversazione si svolge in francese – gli domanda: come mai non balli?, si sente chiedere in risposta: maman, ma gli antichi romani ballavano? Al che lei replica: certo, quand’erano piccoli. E allora Niituška va a ballare. Ha ancora tante cose da imparare, ma sa già che sarà un antico romano e un eroe. Tuttavia, i suoi precettori non l’hanno preparato per questo, conosce già la matematica e la geografia, conosce varie lingue straniere, solo una lingua gli manca: il russo. Per questo quando nel 1812, ancora bambino, decide di scappare da casa e di arruolarsi nell’esercito per compiere qualche impresa eroica, i contadini lo acchiappano subito, convinti che si tratti di una spia francese. Suo padre è il celebre fondatore di un istituto topografico, dunque il ragazzino ha mappe d’ogni genere con sé e, per di più, non parla russo! Per fortuna che, a un certo punto, vede il suo precettore francese, lo chiama…

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 61]

Restare indietro, in Russia, i primi dell’ottocento

domenica 21 Gennaio 2018

Fino alla fine del secolo, fino all’epoca del volterianesimo cioè, tutti erano ancora credenti. Era un fatto normale e, in un certo senso, contribuiva anche alla tradizione morale della famiglia.
Ma di lì a breve la famiglia stessa conobbe una brusca occidentalizzazione, almeno in superficie. La donna cominciò a ritenere necessario e di moda avere un amante. Se non lo aveva era come se fosse rimasta indietro.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 50]

Abbattuto da un pioppo

venerdì 22 Dicembre 2017

Poco distante dal monumento-fantasma a Bakunin, si erge quello più reale a Lenin ginnasiale tuttora visibile nel giardinetto tra il civico 6 di pereulok Ogorodnaja Sloboda e Gusjatnikov pereulok. Opera di Vladimir Cigal’, il quale lo realizzò nel 1950, fu collocato solo vent’anni dopo davanti all’allora Palazzo dei Pionieri, per ricordare ai bambini moscoviti quale fosse il modello a cui ispirarsi. Imberbe, ma già consapevole della missione che lo attende, la futura guida del proletariato mondiale incede sicuro di sé nella sua tenuta scolastica, con un libro nella mano destra e la sinistra a reggere la giacca gettata con disinvoltura sulla spalla. Un’immagine in contrasto con l’iconografia tradizionale che, di regola, ritrae Il’ič ormai adulto, con l’immancabile berretto operaio calcato in testa e le braccia elevate in aria a incitare invisibili rivoltosi.
Abbattuto da un pioppo caduto durante un temporale il 18 luglio 2008, Lenin ginnasiale fu restaurato e rimesso al suo posto l’anno successivo, a conferma della immutata pietas dimostrata nei confronti del capo bolscevico. Un rispetto che evidentemente va al di là di congiunture politiche e revisionismi e fa sì che Mosca possa vantare tuttora una novantina di statue a Lenin. Singolare che, a svariate migliaia di chilometri più a est, davanti all’università di Kazan’ frequentata a suo tempo da Lenin, s’innalzi una copia assolutamente identica del monumento di Cigal’. Cosìcché sia a Mosca sia a Kazan’ il giovane Vladimir Ul’janov continua a marciare imperterrito verso il liceo classico i Simbirsk, da lui concluso a pieni voti con la medaglia d’oro nel 1887. Stampata in volta ha sempre la stessa aria antipaticuccia da primo della classe, quello che non lascia copiare i compagni e sa tutte le risposte. Una versione più ottimista reperibile sul web russo sostiene invece che assomigli a Leonardo Di Caprio.

[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, pp. 178-179]

La Città del Sole

domenica 17 Dicembre 2017

Nella sua Città del Sole (1602), il frate domenicano Tommaso Campanella prefigurava una società utopica in cui le scuole sarebbero diventate superflue, perché “la Sapienza, con ordine ammirabile”, avrebbe fatto “adornare tutte le mura interne e esterne, superiori e inferiori di pregiatissimi dipinti raffiguranti tutte le scienze”. All’esterno del sesto girone, in particolare, sarebbero stati raffigurati “tutti i sommi uomini nelle scienze, nell’armi e nella legislazione”, cosicché i bambini. incoraggiati dai loro maestri a “imparare senza fatica, e quasi a modo di divertimento”, sarebbero stati in grado di distinguerne le sembianze fin dalla più tenera età. Di certo il frate visionario non poteva immaginare che da lì a tre secoli, in tutt’altra parte del mondo, un gruppo di suoi ammiratori avrebbe cercato di realizzare quel progetto, sia pur adattandolo alle condizioni specifiche del proprio paese. Secondo Anatolij Lunačarskij, Lenin si era ispirato infatti a Campanella, quando nel 1919 aveva deciso di disseminare in giro per Mosca e Pietroburgo slogan e citazioni, nonché busti e statue di personalità insigni e famosi rivoluzionari – il clima russo rendeva decisamente sconsigliabile la realizzazione di affreschi, come avrebbe voluto il religioso calabrese.

[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, p. 62]

Un’ultima cosa da dire

giovedì 25 Febbraio 2016

Wisława Szymborska, Letture facoltative

C’è un’ultima cosa da dire, che viene dal cuore. In quanto un po’ all’antica, ritengo che la lettura sia il più bel passatempo mai escogitato dall’umanità. L’Homo ludens danza, canta, si produce in gesti pieni di significato, assume pose, si acconcia, banchetta e celebra elaborate cerimonie. Non voglio sottovalutare l’importanza di simili passatempi – senza, la vita umana scorrerebbe con una monotonia inimmaginabile e forse andrebbe allo sbando. Tuttavia si tratta di azioni di gruppo su cui aleggia, più o meno percettibile, quel certo odore da addestramento militare collettivo. Con un Libro in mano, l’Homo ludens è libero. Almeno nella misura in cui gli è concesso di esserlo. È lui a stabilire le regole del gioco, obbedendo soltanto alla propria curiosità. Gli è dato di leggere sia libri intelligenti, dai quali apprendere qualche cosa, sia libri sciocchi, perché anche da quelli è possibile ricavare informazioni. È libero di non leggere un libro sino alla fine e di cominciarne un altro dall’ultima pagina risalendo verso l’inizio. È libero di farsi una risatina là dove non è previsto, o di soffermarsi infine su parole che poi ricorderà per tutta la vita. È libero infine – e nessun altro passatempo lo consente – di prestare ascolto alle argomentazioni di Montaigne o di fare un tuffo nel Mesozoico.

[Wisława Szymborska, Letture facoltative, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Adelphi 2006, pp. 12-13]