Una sorpresa

lunedì 12 Settembre 2016

È qualche mese che ho comprato uno di quegli orologi che, quando corri, ti dicono quanto hai corso in minuti e in chilometri (e anche quante calorie hai consumato, più o meno). Eran dei mesi che ce l’avevo e sono andato a correre cinque volte alla settimana, in questi mesi, e l’orologio non l’ho mai usato. Avevo paura. Non so bene di cosa. Come usare il telex, la prima volta che l’ho usato, o il fax, o il cellulare, o internet, anche, mi ricordo, la posta elettronica che mi sembrava una cosa così strampalata e il blog, anche, questo blog, che mi faceva così paura, all’inizio. Oggi l’ho usato, l’orologio, è una cosa normale. Come il telex, o il fax, o il cellulare, o internet, la posta elettronica o il blog. Chi l’avrebbe mai detto.

In bicicletta

domenica 11 Settembre 2016

Oggi intanto che andavo in bicicletta ho pensato che ci son certi libri che leggerli è un’impresa e quelli che li leggono son degli imprenditori.

Diario mantovano

sabato 10 Settembre 2016

E poi dopo, ma un’ora dopo, Fredrik Sjöberg, quello che ha scritto L’arte di collezionare mosche diceva che «Al mondo, le cose migliori son tutte gratis: l’amore, l’aria fresca, gli insetti».

Diario mantovano

sabato 10 Settembre 2016

Dopo ho sentito un filosofo, Massimo Pigliucci, che parlava di blog e diceva che lui viveva in America e che lì i blog han determinato il fatto che adesso c’è il grande problema dei giornalisti, che la gente si è abituata a leggere le notizie gratis e non ci sono più soldi per i giornalisti che i giornali son tutti in crisi, e nell’aria c’era questa domanda «Ma se cambiassero mestiere? Se si mettessero a fare, per dire, gli agricoltori?, quelli che gli piace l’agricoltura, o i cantanti, quelli che gli piace il canto?, o i gelatai, quelli che gli piacciono i gelati?, se facessero un mestiere che ce n’è bisogno?», era la domanda che girava nell’aria ma non la faceva nessuno.

Riflessi

sabato 10 Settembre 2016

Io un po’ di anni fa ho messo in un libro la storia di un signore che si chiamava Benito che diceva che c’era un suo amico che faceva il macellaio che quando era morto, e dei macellai nuovi avevan rilevato la sua macelleria e avevan cambiato l’insegna, che c’era un’insegna con le scritte di marmo, con le lettere ancora fasciste, quello stampatello fascista un po’ futurista, avevan tolto questa scritta di marmo così pulita che c’era scritto, semplicemente: «Macelleria», che era bellissima, secondo Benito, e quelli che l’avevan comprata, la macelleria, ci avevan cambiato la scritta ci avevan messo un’insegna luminosa con scritto: «Non solo carne».
«Che io, – diceva Benito, – cosa vuol dire? Che lì ci vuole una testa. – diceva. – Che mettere fuori quella roba lì ti può entrare dentro uno a dirti: “Buongiorno, io volevo del detersivo, alla lavanda, per cortesia”. Che te gli dici: “Guardi che questa è una macelleria”, e lui ti risponde “Ah, c’era scritto Non solo carne, pensavo che avevate anche i detersivi, alla lavanda”. Oppure può entrarti uno dirti: “Buongiorno devo giocare al lotto, 25 60 e 38 sulla ruota di Bologna, ambo e terno”, che lì, a parte il tempo che ti fan perdere, lì è la delusione, anche, che te la clientela gli proponi chissà che cosa e poi gli dài quello che gli dan tutti gli altri, il contrario, bisogna fare, – diceva Benito, – che io, – diceva, – nel mio negozio, ci ho scritto, fuori: “Biciclette”; dopo tratto anche i motorini, e i clienti, una cosa del genere, loro la vedono come un regalo, non è una cosa dovuta, è un piacere che gli faccio io a loro, altro che Non solo carne», diceva Benito in un libro che ho scritto e che si chiama LA Svizzera e che è uscito nel 2013 e io, tutte le volte che vengo a Mantova, al Festivaletteratura, che passo davanti a una libreria che c’è in centro a Mantova e che si chiama Non solo libri, io penso, involontariamente, «Ma guarda questi qua, non han cambiato il nome della loro libreria neanche dopo che io ho scritto quella cosa di non solo carne nel mio libro La Svizzera che è uscito nel 2013». E basta.

Un’altra cosa interessante

mercoledì 7 Settembre 2016

C’è uno di Brescia che tutte le volte che lo incontro mi dice che lui, l’anno scorso, quando è venuto al conservatorio di Mantova a sentire la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič , di Tolstoj, lui alla fine si è guardato intorno e c’era della gente che dormiva. Me lo dice sempre con un tono come se fosse una cosa molto interessante, per me, da sapere.

La macchinetta del caffè

mercoledì 7 Settembre 2016

Mi piace, al mattino, il modo in cui si muovono le mani per caricare la macchinetta del caffè. È il momento che ci ritroviamo, io e le mie mani, e ci guardiamo e io dico Ve’, le mie mani, sembrano telecomandate.

Un segreto

sabato 3 Settembre 2016

Ieri, io, tutto il giorno, ho avuto una calza corta e una calza lunga. Ho incontrato un sacco di gente e non se ne è accorto nessuno, e anch’io, per la maggior parte del giorno, me ne sono dimenticato; sono andato in giro per Seneghe con una calza corta e una lunga con un’indifferenza che non farei fatica a definire ammirevole, se non si trattasse di me.

Un posto

venerdì 2 Settembre 2016

E stamattina mi è sembrato che a Seneghe, che è un paese in Sardegna in provincia di Oristano, non si chiudono le biciclette, perché non c’è nessuno che ruba le biciclette, che è una cosa stranissima, per uno come me che abita a Bologna, o lì vicino.

Dei libri

mercoledì 31 Agosto 2016

E pensavo stanotte quali sono i libri che uno si vergogna di averli letti mi è venuto in mente Lo zen e il tiro con l’arco, e Siddhartha, anche, e Lo zen e la manutenzione della motocicletta, quelli con lo zen nel titolo quasi tutti, e il Gabbiano Jonathan Livigston che, tra l’altro, ha anche un nome che non so mai dove mettere l’acca, e Avere o essere, di Erich Fromm, e Innamoramento e amore, di Francesco Alberoni, e i libri di Pennac tipo La prosivendola eccetera chissà che impressione mi farebbe rileggerli adesso, pensavo, stanotte.