Spero che Nicola capisca

mercoledì 20 Giugno 2018

de matteis

Sono personalmente io Lo Vecchio Vincenza fu Lo Vecchio Domenico e mi conoscete bene di discendenza e ascendenza, laterale e collaterale.
Dichiaro che coi miei figli Nicola e Gaetano ereditammo un fabbricato che si trova per metà nel comune di Mugnano e per metà nel comune di Baiano. Il confine passa per dentro alla cucina e esce dal balcone della camera da pranzo. Così è successo che Nicola è nato a Mugnano mentre Gaetano è nato a Baiano. È stata la nostra rovina! La buonanima del padre Amleto mai più si è ripreso per le sfottiture dei paesani e ala fine ci venne un tocco di incazzatura con un poco di paralisi. Spero che mi ha perdonato di aver voluto spostare a forza la camera matrimoniale e che mi aspetta col sorriso.
Voglio che la quota di notifica di Nicola sia a Mugnano e la quota di Gaetano sia a Baiano, secondo le nascite. La disponibile invece è mia volontà e desidero cederla a Gaetano per motivi di riconoscenza, di grande comprensione.
Mi assiste tutti i giorni sia nel bisogno sia nel conforto di cui noi vecchi abbiamo bisogno. Spero che Nicola capisca e accetti la mia volontà senza pensare che l’ho fatto perché sono Baianese di nascita o per alleviare il senso di colpa che si sente Gaetano per la morte del padre.
Chiarisco che Gaetano ritornò da Napoli per seri motivi: lo stipendio poco e il fitto della casa elevato! A Baiano ritornò il 3 settembre 1972 e prima di questa data, per rendere abitabile la casa fece molte spese per tutti gli impianti, pavimento, rivestimenti, solai, scoperture e copertura dei tetti, costruzione di due bagni, uno a Baiano e uno a Mugnano, fogne per scarico delle acque bianche e liquami senza badare in quale comune.
Spero perciò che venga giustificata la mia riconoscenza e prego Nicola e Gaetano di andare sempre d’amore e d’accordo con le proprie mogli per godersi la proprietà.
Spero in fine che anche il sindaco di Baiano e il sindaco di Mugnano si accordano per spostare il confine.

[Salvatore De Matteis, Essendo capace di intendere e di volere, Palermo, Sellerio 1998 (7), pp. 108-109]

Cinismo astratto

giovedì 12 Aprile 2018

Lëva Baranov ha più di sessant’anni. È un ex pitore-molotovista. Al principio della sua carriera, dipingeva esclusivamente Molotov. I suo lavori venivano esposti in innumerevoli edifici amministrativi, poliambulatori, comitati di lavoro. Persino sulle pareti delle chiese sconsacrate.
Baranov aveva studiato fin nei particolari l’aspetto di questo ministro dal viso di operaio qualificato. Per scommessa disegnava Molotov in dieci secondi e, come se non bastasse, lo disegnava anche ad occhi bendati.
Poi Molotov fu destituito. Lëva tentò di disegnare Chruščëv, mea era inutile: i lineamenti di un agiato contadino si rivelarono al di sopra delle sue fozre.
La stessa storia accadde con Brežnev. La sua fisionomia da cantante d’opera a Baranov proprio non riusciva. E così Lëva, dal dispiacere, si trasformò in astrattista. si mise a dipingere macchie, linee e ghirigori colorati. E inoltre si mise a bere e a far risse.
I vicini si lamentarono di Lëva con il commissario di quartiere:
– Beve, si azzuffa, si occupa di robe tipo cinismo astratto…
In definitiva Lëva emigrò [in America], si mise al volante [a fare il tassista] e si calmò. Nei momenti di tempo libero raffigura Reagan a cavallo.

[Sergej Dovlatov, Straniera, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016 (4), pp. 13-14]

Se sentiamo parlare inglese

mercoledì 11 Aprile 2018

Nel nostro quartiere è accaduta questa storia. Marusja Tatarovič ha ceduto e si è innamorata del sudamericano Rafael. Per due anni ha tentennato, ma poi ha fatto la sua scelta. Seppure, a guardar bene, Marusja non avesse altro da scegliere.
Tutta la nostra via stava in ansia a vedere come si sarebbero evoluti gli eventi. Queste son cose, si sa, che qui da noi si prendono sul serio.
Noi, significa sei edifici in mattoni attorno ad un supermarket, abitati prevalentemente da russi. Cioè, da ex cittadini sovietici. Oppure, come scrivono i giornali, da emigrati della «terza ondata».
Il nostro quartiere si estende dalla rete ferroviaria fino alla sinagoga. Un po’ più a nord, c’è il Meadow lake, a sud il Queens Boulevard. E noi stiamo in mezzo.
La Centottava Strada è la nostra arteria principale.
Noi abbiamo negozi russi, asili, fotografi e parrucchieri russi. C’è un agenzia di viaggi russa. Ci sono avvocati russi, scrittori, medici ed agenti immobiliari russi. Ci sono gangster e matti russi. Prostitute russe. C’è persino un suonatore cieco russo.
Da noi gli abitanti del posto sono considerati alla stregua di stranieri. Se sentiamo parlare inglese, ci mettiamo subito in guardia. In questi casi, chiediamo con insistenza:  
– Parli russo!
È finita che alcuni abitanti si sono messi a parlare il russo. IL cinese della tavola calda mi saluta sempre in russo:
– Buongiorno Solženicyn! – (A lui vien fuore Soloseniza).

[(Mi sono accorto adesso che hanno ristampato) Sergej Dovlatov, Straniera, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016 (4), pp. 11-12]

Ho vent’anni

mercoledì 28 Marzo 2018

L’incontro con Antonio fa parte della serie di celebrazioni per una data fatidica. Il giorno dei miei 42 anni, quello in cui ufficialmente divento più vecchio di mia madre. Da oggi in poi Elena rimarrà eternamente in quell’età, in un certo senso ancora giovane, e io continuerò a invecchiare, lasciandola indietro e – forse, un giorno – riuscendo a seminarla del tutto. Oppure forse, se camperò abbastanza, a un certo punto avrò l’età sufficiente per essere suo padre, e i ruoli si saranno del tutto invertiti. Strana impressione da celebrare, intanto, sentirsi molto più giovane di quel che sembrava lei a me. Ma la falsa percezione è scontata, nel rapporto fra figlio e madre, dopo tutto il tempo che è passato.
Lo scrittore Antonio Delfini si è trovato in una situazione analoga, ancora più cocente, quando presenziò alla riesumazione dei resti del padre, morto prima che lui nascesse.

Intatto nel viso, nel corpo, nella barba, nei capelli (così come risultò all’apertura della cassa, nel cimitero di Modena, la mattina del 10 febbraio 1962…) egli si lasciò vedere da me per la prima volta nella mia vita. Non avevo mai avuto un ricordo visivo di lui. Lui, mi padre, aveva 33 anni; e io, suo figlio, 54. Unico al mondo, io creo, ho visto per la prima volta il papà: lui, in età di mio figlio; io, in età di suo padre.

Oppure, ancora: un filmo sovietico, Ho vent’anni di Marlen Chuciev. In questo film il protagonista parlava costantemente con il fantasma del padre, morto giovanissimo durante la prima guerra mondiale. Questo padre mai conosciuto era il suo punto di riferimento, a lui chiedeva consiglio in ogni frangente della vita. Ma il fantasma del padre rimaneva solo un’ombra, non si mostrava mai in viso. Fin quando, all’ennesima richiesta esasperata del figlio ormai diventato uomo, l’ombra mostrava il suo viso imberbe e desolato, rivelandosi:
– Perché domandi a me? Io ho vent’anni.

[Roberto Alajmo, L’estate del ’78, Palermo, Sellerio 2018, pp.  119-121]

Ma perché?

mercoledì 13 Settembre 2017

poi si girò, attratto dal rumore degli pneumatici

[Antonio Manzini, Pulvis et umbra, Palermo, Sellerio 2017, pp. 40-41]

Dovlatov

martedì 30 Maggio 2017

USA: Tutto quello che non è vietato è permesso.
URSS: Tutto quello che non è permesso è vietato.

[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, p. 167]

Brodskij

martedì 30 Maggio 2017

Brodskij:
«Per lungo tempo ho creduto che in inglese non si potessero dire idiozie».

[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, p. 167]

Lo scrittore Uksusov

lunedì 15 Maggio 2017

Lo scrittore Uksusov:
«Sulla città riluce la guglia dell’Ammiragliato, su cui si staglia la figura di un angelo di grandezza naturale».

Sempre lui:
«La capra strillò con voce disumana…».

[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, pp. 85-86]

Immaginazione e destino

mercoledì 29 Marzo 2017

Un caldo pomeriggio estivo un uomo si riposa sdraiato sotto un albero, guardando il cielo; gli cade una mela sulla testa; ha un’immaginazione, va a casa e scrive l’Ode a Eva.
Un caldo pomeriggio estivo un uomo si riposa sdraiato sotto un albero, guardando il cielo; gli cade una mela sulla testa; ha un’immaginazione, va a casa e enuncia la Legge della Gravitazione Universale.
Un caldo pomeriggio estivo un uomo si riposa sdraiato sotto un albero, guardando il cielo; gli cade una mela sulla testa; ha un’immaginazione, nota che l’albero non è un melo ma una quercia e scopre, nascosto tra i rami, il monello del paese che si diverte a tirare mele ai signori che si riposano sotto gli alberi, guardando il cielo, nei caldi pomeriggi estivi.
Il primo era, o diventa da allora in poi, il poeta sir James Calisher; il secondo era, o diventa da allora in poi il fisico sir Isaac Newton; il terzo avrebbe potuto essere o diventare da allora in poi il romanziere sir Arthur Conan Doyle; ma diventa, o lo era già irrimediabilmente fin da bambino, il Capo dalla Polizia di San Blas, S. B.

[Augusto Monterroso, Il resto è silenzio, a cura di Barbara Bertoni, Palermo, Sellerio 1992, p. 105]

I pensieri

domenica 15 Gennaio 2017

questo flusso segreto di linee e puntini

I miei pensieri erano tutti pasticciati, come fili in una balla di fieno.

[Alan Bradley, Flavia de Luce e il delitto nel campo di cetrioli, traduzione di Stefania Bertola, Palermo, Sellerio 2016, p. 300]