Una strana espressione sulle facce dei colleghi presenti

mercoledì 16 Ottobre 2019

Un bel giorno fui licenziato dalla redazione di un quotidiano giovanile della Russia Centrale nel quale avevo lavorato pressapoco un anno. Ero stato assegnato a quel giornale dopo la fine degli studi universitari.
Per una diabolica coincidenza di circostanze venni a scoprire che il direttore scriveva poesie. E, fin qui, niente di grave. Il fatto è che, per una forma di rispetto nei confronti degli amministratori locali, le pubblicava con uno pseudonimo. Ben presto, però, la sua si rivelò una fatica inutile dal momento che gli amministratori locali sapevano già da tempo che scriveva poesie ed erano disposti a considerare questa sua debolezza un fatto del tutto perdonabile per un direttore di una giornale per la gioventù.
L’amministratore locale lo sapeva, io però, lo ignoravo. Così, durante la prima riunione di redazione, non esitai a stroncare alcune poesie pubblicate dal nostro giornale. Sebbene le avessi criticate senza alcun sarcasmo, probabilmente non ero riuscito a nascondere una sottile sfumatura di snobismo moscovita; cosa assolutamente giustificabile, del resto, per un giovane appena uscito dall’Università della capitale.
Durante la mia esibizione avevo notato con la coda dell’occhio una strana espressione sulle facce dei colleghi presenti ma, a dir la verità non me n’ero curato affatto, pensando semplicemente che fossero rimasti piuttosto colpiti dall’eleganza delle mie argomentazioni.
Probabilmente l’avrei passata liscia se non fosse stato per un piccolo dettaglio: i versi, composti da un sedicente giovane contadino comunista, esaltavano i vantaggi della raccolta meccanizzata delle patate rispetto al metodo manuale, più antiquato.
Per semplicità d’animo e ingenuità letteraria mi ero convinto che di versi come quelli ne arrivassero a bizzeffe in tutte le redazioni del mondo e così, alla fine del mio intervento, per non infierire troppo sull’autore, affermai che, dopo tutto, per un giovane contadino comunista, erano scritti abbastanza correttamente.

[Fazil’ Iskander, La costellazione del caprotoro, traduzione di Cristina Di Pietro, Palermo, Sellerio 1992 (2), pp. 13-14]

Un rigattiere di via Maqueda

giovedì 30 Maggio 2019

Uno era un rigattiere di via Maqueda che odiava il suo vicino di bottega. Se un cliente entrava prima nel negozio dell’altro e poi nel suo, lo cacciava via. Aveva messo pure un avviso fuori, per informare di non arrischiarsi.

[Roberto Alajmo, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, Palermo, Sellerio 2019, p. 18]

Decalogo dello scrittore: punto primo

mercoledì 15 Maggio 2019

Augusto Monterroso Opere complete e atlri racconti

Primo. Quando hai qualcosa da dire, dillo; quando non ce l’hai, anche. Scrivi sempre.

[Augusto Monterroso, Decalogo dello scrittore, in Il resto è silenzio, a cura di Barbara Bertoni, Palermo, Sellerio 1992, p. 89]

Mi scusi

giovedì 4 Aprile 2019

A questo punto, in un momento di sconforto più accentuato, Salvatore aveva tentato il suicidio: «l’altra settimana – scrive – ne ho combinata una delle mie: mi sono impiccato». E nella riga sotto: «Mi scusi».

[Elvio Fassone, Fine pena: ora, Palermo, Sellerio 2018 (15), p. 10]

Incalcolabili

mercoledì 20 Marzo 2019

I danni dei film americani sull’immaginario dei delinquenti italiani sono incalcolabili.

[Alessandro Robecchi, I tempi nuovi, Palermo, Sellerio 2019, p. 140]

Tutti i giorni

lunedì 18 Marzo 2019

Ogni lavoro letterario deve venire sempre corretto e ridotto. Nulla dies sine linea. Annulla una linea ogni giorno, vale a dire cancella una riga al giorno.

[Augusto Monterroso, Il resto è silenzio, a cura di Barbara Bertoni, Palermo, Sellerio 1992, p. 123]

Una buona auto

venerdì 1 Marzo 2019

Una buona auto fa pressione sulla tua schiena in modo molto piacevole, come il palmo di una mano, e ti spinge. La maggiore attrattiva di una buona auto è la natura della sua trazione, la natura dell’incremento della forza. È una sensazione simile a quella di una voce che sale. La voce-trazione della Fiat sale in modo molto piacevole. Premi il pedale del gas e l’auto ti porta con entusiasmo.

[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 85]

Se uno è ricco

giovedì 28 Febbraio 2019

Che poi, se uno viene da Vigevano o da Rotterdam, vai a spiegare perché in questa terra estrema, dimenticata dagli dèi e dagli uomini, povera un tempo come oggi, ferita da abusi edilizi e sociali, sono cresciuti tanti scrittori. Una domanda simile l’hanno fatta a Camilleri, l’ho visto in tv. Perché scrivere non costa niente, ha risposto. Ha ragione: se uno è ricco investe in borsa o compra immobili, mica si mette a scrivere. La letteratura in fondo richiede poco o niente capitale iniziale e molto tempo da buttare via, condizioni comuni a qualsiasi meridionale alfabetizzato di provincia.

[Gaetano Savatteri, Il delitto di Kolymbetra, Palermo, Sellerio 2018, p. 75]

Sotto l’arco di Cutò

martedì 27 Novembre 2018

Una, una volta, in via Torino si tolse le scarpe, le gettò via e cominciò a correre cantando fino a quando non sparì sotto l’arco di Cutò.

[Roberto Alajmo, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, Palermo, Sellerio 2018, pp. 48-49]

Bisogna che scriva qualcosa

domenica 23 Settembre 2018

Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d'amore

Sto seduto qui, innamorato come un telegrafista.
Sarebbe bello procurarsi una chitarra e cantare.

O, parla almeno tu con me,
amica dalle sette corde.
L’anima è piena di tanta angoscia
e nella notte c’è tanto chiaro di luna.

Bisogna che scriva qualcosa per fare un po’ di soldi.

[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 71]