Sempre lui

lunedì 14 Gennaio 2019

Sempre lui, sempre Ripellino, ha poi anche scritto questa cosa qua, come si sa:

Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.

Niente donne, né alcool, né poesia

domenica 13 Gennaio 2019

Colgo l’occasione per annunziarti che ho vinto il concorso alla cattedra di letteratura russa di Roma. Nonostante le mie stravaganze e le mie capriole. Mi è stato detto però che devo ora mettere la testa a partito, assumere gravità cattedratica. Come a dire: niente donne, né alcool, né poesia (specie poesie d’avanguardia!).
Esenin ha scritto «L’anima viva non si può mai rifare». E Majakovskij: «Spero, ho fiducia che non verrà mai me l’ignominioso bonsenso». Come svitare la propria testa, volgendola verso l’ottusità pedantesca?

[Angelo Maria Ripellino, Lettera a Italo Calvino del 28.11.1961, in Lettere e schede editoriali, Torino, Einaudi 2018, p. 61]

Da raffiche

giovedì 25 Ottobre 2018

Quando ti metti a scrivere ti vien sempre addosso quella cosa che ti chiedi “Ma te, ma cosa credi di fare?”: scrivere vuol sempre dire, secondo me, scrivere nonostante, vuol dire riuscire, i giorni che scrivi, a essere, un nonostante, l’avverbio che si fa sostantivo, «a indicare noi tutti che, contrassegnati da un numero, sbilenchi, gualciti, piegati da raffiche, opponevamo la nostra caparbietà all’insolenza del male», lo diceva Angelo Maria Ripellino.

[Ancora] La neve dell’anno passato

domenica 11 Febbraio 2018

Angelo Maria Ripellino, Saggi in forma di ballate

Procùrati carta da macchina
prendi un foglio dopo l’altro
e copri il tavolo
la sedia
il termosifone
il pavimento
tutto ciò su cui
può stendersi un pezzo di carta
sino a rendere bianca l’intera stanza
Poi adàgiati sul posto residuo
copri te stesso
chiudi gli occhi
e col pensiero alla neve dell’anno passato
riposa un istante.

[Jiři Kolař, La neve dell’anno passato, citato in Angelo Maria Ripellino, Saggi in forma di ballate, Torino, Einaudi 1978, p.. 248-249]

I suoi funerali e i suoi balli

domenica 24 Dicembre 2017

Angelo Maria Ripellino, Poesie

Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.

[Angelo Maria Ripellino, Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi 1990, p. 21]

Ancora

sabato 16 Settembre 2017

Angelo Maria Ripellino, Poesie

Sono un piccolo agente di commercio,
con referenze e conoscenza di qualche linguaggio,
e con la bombetta sul capo come i cocchieri di Ostenda,
e un pastrano topesco e lercio.
Smanio e recito perché qualcuno mi senta
e si accorga che esisto.
Scrivo la sera, come suol dirsi, a tempo perso,
perché le crevettes non abbiano freddo al mercato.
Scrivo i miei sfoghi di povero cristo,
smanio e racconto come un vecchio soldato,
ma non ho più la parlantina occorrente,
e il campionario è già stinto,
il mio albero di metafore un tempo stupende,
e la scrittura è decrepita, stolta.
Dov’è il mio furore di vivere, il mio barocco?
Stanco, mi fermo a guardare con invidia talvolta
la dolce follia dei bambini che giuocano.

[Angelo Maria Ripellino, Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi 1990, p. 119]

72

venerdì 24 Marzo 2017

Angelo Maria Ripellino, Notizie dal diluvio. Sinfonietta. Lo splendido violino verde

Darling, lo so, il mio continuo lamento ti attedia,
questa eterna altalena tra ebbrezza e malore.
Il mio rammarico è forse volontà di commedia.
Grande è la buffoneria del dolore.

[Angelo Maria Ripellino, Notizie dal diluvio. Sinfonietta. Lo splendido violino verde, Torino, Einaudi 2007, p. 277]

Gassoso

lunedì 10 Ottobre 2016

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E non venga il giorno in cui tu possa dire: era meglio in Alvernia,
in quello squallido nido, in quel grigio minimalismo,
nella tua palandrana pagliaccia, disperatissimo.
Non ci sarà Papageno a tener desti i tuoi rami,
perché diano acerbi frutti dalle profonde ferite.
E soprattutto non piangere, non affliggere gli altri,
piccolo eroe di provincia, fakiro gassoso.

[Angelo Maria Ripellino, La fortezza di Alvernia e altre poesie, Milano, Rizzoli 1967, p. 58]

L’avverbio si fa sostantivo

martedì 6 Settembre 2016

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«Nonostante» è il«Leitwort» del poema: l’avverbio si fa sostantivo, a indicare noi tutti che, contrassegnati da un numero, sbilenchi, gualciti, piegati da raffiche, opponevamo la nostra caparbietà all’insolenza del male.

[Angelo Maria Ripellino, La fortezza di Alvernia e altre poesie, Milano, Rizzoli 1967, p. 129]

Cedimi, stornello, un angolino

sabato 2 Luglio 2016

Nuovi poeti sovietici, a cura di Angelo Maria Ripellino, Torino, Einaudi

Cedimi, stornello, un angolino,
fammi posto nel tuo vecchio nido.
Ti darò la mia anima per pegno
in cambio dei tuoi azzurri bucaneve.

La primavera sibila e borbotta.
Sino al ginocchio sono immersi i pioppi.
E gli aceri si destano dal sonno,
come farfalle battendo le foglie.

C’è nei campi un tale guazzabuglio
e una tale incongruenza di rigagnoli,
che non puoi, abbandonando la soffitta,
non gettarti nel bosco a corpo morto!

Stornello, inizia la tua serenata!
Fra i timpani e i tamburi della storia
sei tu il primo che canti a primavera
dentro il conservatorio di betulle.

Fischiatore, comincia lo spettacolo!
Piega indietro la testina rosea,
lacerando il brillio delle tue corde,
proprio in gola al boschetto di betulle.

Io stesso sarei pronto a prodigarmi,
ma una farfalla nòmade mi ha detto:
«Chi vuol essere gàrrulo d’aprile,
resterà senza voce per l’estate».

[Nikolàj Zabalockij, Cedimi, stornello, un angolino, in Nuovi poeti sovietici, a cura di Angelo Maria Ripellino, Torino, Einaudi 1962, p. 5]