Andiamo indietro

giovedì 18 Febbraio 2010

goffman

In teoria, gli individui sembrano essere endogami nelle loro attività mondane, tendendo a limitare i loro legami informali alle persone del loro status sociale, tuttavia se osserviamo attentamente una classe sociale ci accorgiamo che questa è composta di unità sociali separate, ognuna delle quali contiene uno ed un solo gruppo di attori disposti nelle diverse posizioni. Spesso una di queste unità si raggruppa intorno ad una figura preminente che viene costantemente mantenuta al centro della attenzione nel mezzo della scena. Evelyn Waugh illustra questo tema parlando dei ceti elevati in Gran Bretagna:

Andiamo indietro di venticinque anni all’epoca in cui esisteva ancora una struttura aristocratica abbastanza salda ed il paese era ancora diviso in sfere d’influenza fra maggiorenti ereditari. A quanto ricordo, i nobili si evitavano l’un l’altro a meno che non avessero stretti legami di parentela: s’incontravano solo nelle occasioni importanti e sui campi delle corse, ma non frequentavano le rispettive case. In un castello ducale si potevano trovare persone di tutti i generi – convalescenti, parenti poveri, esperti consiglieri, adulatori, gigolos e ricattatori puri e semplici –; una cosa si poteva esser certi di non trovarvi mai: un consesso di altri duchi. A me sembrava che la società inglese fosse un insieme di tribù, ognuna con il suo capo, i suoi anziani, i suoi stregoni ed i suoi bravi; ognuna con il proprio dialetto e la propria religione, ognuna marcatamente xenofoba.

Nella vita di società condotta dal corpo docente delle nostre università e dalle altre burocrazie intellettuali, questi fenomeni sembrano riprodursi: le cricche e le fazioni che formano i partiti più piccoli della politica amministrativa costituiscono le corti della vita mondana, ed è qui che gli eroi locali possono tranquillamente far valere il loro spirito, la loro competenza e la loro cultura.

[Erving Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, cit., pp. 118-119]