Amaretto di Verona
Oggi, ho raccontato questa storia, che viene dalla Grande Russia portatile, che esce a fine agosto: «I russi, in quegli anni, non so come mai, erano convinti che gli italiani pasteggiassero con l’amaretto di Saronno, e se uno voleva fare, dall’Italia, un regalo a un russo che voleva esser sicuro che gli sarebbe piaciuto, se gli portava una bottiglia di Amaretto di Saronno era tranquillo che andava bene.
Quando sono arrivato a Mosca, nell’aprile del 1991, erano gli ultimi mesi della perestrojka, che sarebbe finita nell’agosto di quell’anno con l’arresto di Gorbačëv, e, in giro per la città, si vedevano i primi negozi privati, eran dei chioschi che vendevano un po’ di tutto e, tra le altre cose, c’erano della bottiglie di Amaretto di Milano, di Amaretto di Verona, che in Italia non avevo mai visto e che non avrei mai più rivisto, credo fossero prodotti a Tula, o a Kaluga, da qualche parte nella provincia russa chissà com’eran buoni».
Quando l’ha sentita, la nostra guida, che si chiama Pavel, ci ha detto che lui collaborava con l’imprenditore georgiano che ha organizzato questo traffico di amaretti inesistenti che arrivavano in Russia (da San Marino, sembra).