Ai pedoni bisogna volergli bene
Ai pedoni bisogna volergli bene.
I pedoni costituiscono infatti la parte più numerosa del genere umano. Non solo: ne costituiscono la parte migliore. I pedoni hanno creato il mondo. Sono stati loro a costruire le città, a innalzare gli edifici di tanti piani, a impiantare i canali e gli acquedotti, a lastricare le vie e ad illuminarle con lampade elettriche. Sono stati loro a diffondere la civiltà su tutta la terra, a inventare la stampa, a scoprire la polvere da sparo, a lanciare i ponti sui fiumi, a decifrare i geroglifici egiziani, a introdurre l’uso del rasoio di sicurezza, ad abolire il commercio degli schiavi e a stabilire, infine, che coi semi della soia si possono preparare ben centoquattordici saporite e nutrienti pietanze.
E quando tutto era già bell’e fatto, quando il nostro pianeta natio aveva assunto un aspetto relativamente ordinato, soltanto allora sono apparsi gli automobilisti.
Va notato, del resto, che anche l’automobile è stata inventata dai pedoni. Ma questa è una cosa di cui gli automobilisti, da un giorno all’altro, si sono scordati. Senz’altro si sono messi a schiacciare i docili e intelligenti pedoni. Le vie, che dai pedoni erano state create, sono passate sotto il dominio degli automobilisti. Le carreggiate sono divenute larghe il doppio, i marciapiedi si sono assottigliati fino alle dimensioni d’una fascetta da tabacco. E i pedoni, spaventati, si sono ridotti a incollarsi contro i muri delle case.
Nelle grandi città i pedoni conducono una vita da martiri. Per loro si è istituito una specie di ghetto del traffico. Hanno permesso di attraversare le strade soltanto agl’incroci, cioè proprio nei punti dove il movimento è più forte e dove quel capello, a cui sta appesa di solito la vita del pedone, è più che mai soggetto a spezzarsi.
Nel nostro ampio paese, l’automobile di tipo comune – destinata nel pensiero dei pedoni al pacifico trasporto dei passeggeri e delle merci – ha assunto la minacciosa configurazione d’un proiettile fratricida. Essa mette fuori combattimento interi scaglioni di membri dei sindacati e relative famiglie. Se poi un pedone riesce per avventura a frullar via illeso di sotto l’argenteo cofano d’una macchina, sopravviene a multarlo la polizia per infrazioni alle norme del catechismo stradale.
[Il’ja Il’f, Evgenij Petrov, Il vitello d’oro, traduzione di Agostino Villa, Pordenone, Studio Tesi 1992, pp. 9-10]