A Stan Laurel piacevano le cartolerie

lunedì 16 Gennaio 2017

Stan Laurel con l'Oscar alla carriera

Negli ultimi anni della sua vita, quando Hollywood era ormai lontana e la salute si era fatta malferma, uno dei passatempi preferiti di Stan Laurel era frequentare cartolerie. Diceva che se non avesse fatto l’attore, probabilmente gli sarebbe piaciuto gestirne una. Non doveva essere difficile incontrarlo mentre passava i pomeriggi fra gli scaffali colmi di quaderni a righe, matite e penne di qualche negozio di Santa Monica, dove si era trasferito con l’ultima moglie nel 1958, in un appartamento affacciato sul Pacifico.

Nel 1957, alla morte del suo storico compagno di lavoro, il vecchio Stan aveva dichiarato: «Questa è la fine della storia di Laurel e Hardy», e aveva mantenuto la parola, rifiutando nel 1962 un cameo fra le “vecchie glorie” di Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo, e, prima ancora, una remunerativa offerta di lavoro, in qualità di consulente e gagman, da parte del suo pupillo Jerry Lewis. Non aveva rinunciato invece a mantenere la corrispondenza con gli innumerevoli ammiratori sparsi su entrambe le sponde dell’Atlantico: compito cui si dedicava con cura meticolosa quasi quotidianamente, e che gli consentiva fra l’altro di incrementare le proprie soste in cartoleria. Proprio in una di queste occasioni (lo racconta l’amico e biografo John McCabe) un commesso, da dietro il bancone, dopo averlo osservato a lungo, improvvisamente aveva esclamato: «Ma io la conosco!… Lei è… è…». «Oliver Hardy», aveva risposto Stan, con la massima serietà. «Giusto!» aveva ribattuto l’altro, entusiasta. «Ah, signor Hardy, lei e il signor Laurel siete stati davvero grandi! Ho visto tutti i vostri film. Non può immaginare quanto mi abbiate fatto ridere… A proposito, che fine ha fatto il signor Laurel?». Al che l’anziano comico, sempre senza scomporsi, aveva replicato: «È impazzito».

[Gabriele Gimmelli, Stanlio è Olio, da Doppiozero: Clic]