Non lo sapranno

martedì 28 Luglio 2020

pedretti 2

[stasera al campo solare di Dostoevskij ci è venuto in mente questo]

Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade
coi piedi che andavano allegri,
non lo saprà nessuno.
Che abbiamo visto il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato
l’aria che si posa
sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.
Siamo stati
sulla terrazza della vita
fintanto che sono arrivati gli altri.

[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, Pazzini 2006, p. 21]

I nomi delle strade

venerdì 1 Maggio 2020

Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.

[Nino Pedretti, Al vòusi, Torino, Einaudi 2017, p. 19]

I partigiani

sabato 25 Aprile 2020


I partigiani

Non è per via della gloria, che siamo andati in montagna, a far la guerra. Di guerra eravam stanchi, di patria anche. Avevamo bisogno di dire: lasciateci le mani libere, i piedi, gli occhi, le orecchie; lasciateci dormire nel fienile, con una ragazza. Per questo abbiam sparato, ci siamo fatti impiccare, siamo andati al macello col cuore che piangeva, con le labbra tremanti. Ma anche così sapevamo che di fronte a un boia di fascista noi eravam persone, e loro marionette. E adesso che siam morti non rompeteci i coglioni con le cerimonie, pensate piuttosto ai vivi, che non debbano perdere anche loro la giovinezza.

[Nino Pedretti, Al vòusi e atre poesie in dialetto romagnolo, Torino, Einaudi 2007, pp. 17-18, la poesia si intitola I partigièn]

Baldini e Pedretti

venerdì 10 Aprile 2020

Non ditemi che il mondo è brutto, malato, ridotto in merda, il mondo ha bisogno di esser bello, anche se ti urla il cuore, anche se ti strappano le dita: clic.

[Due signori di Santarcangelo che vale la pena di leggere, secondo me, in questi giorni e dopo, me l’ha chiesto Corraini editore]

Una poesia

mercoledì 11 Marzo 2020

A me, in questi giorni, viene in mente spesso una poesia di Nino Pedretti: “Non ditemi che il mondo è brutto, / malato, ridotto in merda, / il mondo ha bisogno di esser bello, / anche se ti urla il cuore, / anche se ti strappano le dita». E basta.

Bisogno

mercoledì 1 Gennaio 2020

Non ditemi che il mondo è brutto,
malato, ridotto in merda,
il mondo ha bisogno di esser bello,
anche se ti urla il cuore,
anche se ti strappano le dita.

[Nino Pedretti, Al vòuşi e altre poesie in dialetto romagnolo, Torino, Einaudi 2007, p. 113]

I nomi delle strade

mercoledì 1 Maggio 2019

nino

Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.

[Nino Pedretti, Al vòusi, Torino, Einaudi 2017, p. 19]

Ecco

venerdì 12 Aprile 2019

Ecco. Questo manifesto sovietico, che dice «E la vita è bella, e vivere è bello», a me, mi vien da dire che è proprio così.
Forse sono io, che sono un po’ sovietico dentro, anche dopo che l’Unione Sovietica è finita, ma allora lo era anche Nino Pedretti quando scriveva: «Non ditemi che il mondo è brutto, malato, ridotto in merda, il mondo ha bisogno di esser bello, anche se ti urla il cuore, anche se ti strappano le dita».

Il dolce far niente, i trafori e le start up

mercoledì 2 Maggio 2018

[Copio qua sotto il discorso sul lavoro che ho fatto ieri a Parma (è un po’ lungo)]

Buongiorno, io mi chiamo Paolo Nori, scrivo dei libri, e cinque anni fa, nel 2013, tra marzo e aprile, è stato il picco della mia popolarità, popolarità che non dipendeva da una cosa che avevo scritto, ma dal fatto che avevo picchiato la testa ero finito in ospedale e era girata la voce che ero morto: avevo fatto una cosa come si deve, morire, ed ero giustamente diventato molto popolare, nei limiti delle mie possibilità, e una delle conseguenze di questa popolarità era stato il fatto che mi avevano invitato a Roma, il primo maggio, al concerto dei sindacati, a fare un breve discorso sul lavoro che io gli avevo detto che io però, per un tratto del mio carattere che potremmo definire bastiancontrarite, avrei preferito fare l’elogio del riposo, il primo maggio, e difatti l’avevo poi fatto.
E avevo parlato di una cosa che adesso ne parliamo ma intanto volevo dire che sono molto contento di essere a Parma, che io, sono nato a Parma, e ho abitato per trent’anni a Parma, adesso è un po’ che non ci abito più, ma uno di Parma, anche se non abita a Parma, resta sempre di Parma, anca s’le n’strajé, che io, a s’era strajé anche quando abitavo a Parma, me lo diceva sempre mia nonna, t’si pran strajé, che strajé, lo dico per i non alloglotti, vuol dire, letteralmente, sparpagliato, ma vale anche per disordinato, che è quello che intendeva mia nonna e per In esilio, che è quello che sono a Bologna, praticamente. Continua a leggere »

I nomi delle strade

martedì 1 Maggio 2018

nino

Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.

[Nino Pedretti, Al vòusi e altre poesie in dialetto romagnolo, Torino, Einaudi 2017, p. 19]