Tredicesimo quaderno

giovedì 2 Ottobre 2014

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Dal tredicesimo quaderno della scuola elementare di scrittura emiliana:

Compito del mi ricordo: sul modello di Mi ricordo, di Georges Perec, scrivete un elenco di frasi che comincino con Mi ricordo.

Mi ricordo che in quel periodo avevo bisogno di soldi. Poi mi ricordo un manifesto sul muro della via Campo sportivo. C’era scritto: XIII concorso di poesia dialettale Pasqualòn, 400 euro alla poesia vincitrice.
Mi ricordo che a quei tempi io non avevo ancora mai scritto poesie, così il giorno dopo sono andato in biblioteca per cercare l’ispirazione. Mi ricordo che tra tanti libri di poesia dialettale, ho trovato una raccolta con i quaderni delle passate dodici edizioni del premio Pasqualòn. In ogni quaderno c’erano dieci poesie e, tra queste, la vincitrice. Mi ricordo d’aver notato una cosa interessante: la poesia vincitrice era sempre quella più triste. Mi ricordo che sono tornato a casa poi ho cominciato a scrivere di getto la mia prima poesia. M’è venuta una poesia tristissima, tanto é vero che quando l’ho letta a mia madre, mia madre è scoppiata a piangere. Mi ricordo d’aver pensato: quest’anno il premio Pasqualòn lo vinco io.
Il giorno della premiazione, mi ricordo l’odore della naftalina. La sala conferenze della banca era piena di gente, due trecento persone, tutte anziane. La mia poesia era stata scelta tra le dieci finaliste e in teoria avrei dovuto essere contento, invece no. Mi ricordo che quando il presidente della giuria mi ha chiamato sul palco con gli altri finalisti, io mi sono vergognato come un ladro. Ero l’unico sotto i 70 anni, e soprattutto ero l’unico a non essere un poeta. Poi quando il presidente ha cominciato a leggere la mia poesia, mi ricordo le mani gelate e la faccia che mi scottava. Avrei dato qualsiasi cosa per poter scappare, ma ormai era troppo tardi. La poesia era la storia di un anziano malato che veniva lasciato solo in un ospizio. Alla fine della lettura mi ricordo lo sguardo straziato delle centinaia di anziani, poi un applauso fortissimo. Ho pensato: no no, sta a vedere che adesso mi danno anche il primo premio, brutto truffatore che non sono altro.
Mi ricordo il sospiro di sollievo quando ho sentito che la mia poesia era arrivata soltanto seconda. Il primo premio l’aveva vinto una poesia intitolata La mi badant, che raccontava la storia di un anziano innamorato della sua badante. Mi ricordo che era una bella poesia, forse non bella come la mia, comunque una poesia gradevole, ma soprattutto una poesia sincera. Poi era allegra, c’erano delle allusioni, delle battute col doppio senso che facevan ridere. Ma quando il presidente ha letto la poesia, mi ricordo che non ho sentito neanche una risata tra il pubblico, un po’ credo per la presenza in sala della moglie dell’autore, un po’ per rispetto verso l’autore stesso, il quale, con pochi giorni d’anticipo sulla cerimonia di premiazione, all’improvviso, era morto.
(Roberto Livi)