Qualche conto da fare

sabato 4 Maggio 2013

disastri

 

 

 

 

 

 

 

 

Com’è facile, per l’uomo, perdersi in cose insignificanti. Si può passare per ore dal tavolo all’armadio, e dall’armadio al divano e non trovare un’uscita. Ci si può perfino dimenticare dove ci si trova e andare a sbattere con le braccia contro un armadietto sulla parete. «Oooh, armadietto! – gli si può dire. – Stai un po’ attento!» Oppure ci si può coricare per terra e mettersi a guardare la polvere. Anche in questo c’è dell’estro. È meglio farlo per ore capendo sempre di più col passare del tempo. Del resto, è molto difficile fissare delle scadenze, ci son forse nella polvere delle scadenze?
Ancora meglio guardare dentro un catino con dell’acqua. Guardare l’acqua è sempre utile e istruttivo. Anche se non si vede niente, va bene lo stesso. Guardiamo nell’acqua, non si vede niente, e presto cominciamo a annoiarci. Ma ci conforta la circostanza che ciò che facciamo è ben fatto. Pieghiamo le dita e contiamo. Ma cosa contare, non lo sappiamo, c’è forse qualche conto da fare, nell’acqua?

[Daniil Charms, Milano, Marcos y Marcos 2011, p. 66]