Lo straniero, l’isolano, il mendicante

lunedì 23 Maggio 2016

Repertorio dei matti della città di Cagliari

Uno aveva lavorato all’Enel, e quando lavorava all’Enel era delegato sindacale, e dicevano, ne dicevano tante, dicevano che in una riunione con l’azienda, lui era lì come delegato della CGIL, in una riunione che durava troppo, lui aveva detto che i problemi dell’Enel si risolvevano se l’Italia usciva dal patto atlantico; aveva proposto l’uscita dell’Italia dal patto atlantico, ma la proposta non era stata messa a verbale, e dicevano che l’aveva fatta ma non si sapeva. Si sapeva invece che dall’Enel se ne era poi andato, se ne era andato in continente, e partendo, dalla nave che lasciava Cagliari, si diceva, forse lui stesso diceva di aver detto a sé stesso “Fuggi. Dopo trentaquattro anni ti strappi alla terra dove hai amato, sofferto e fatto il buffone. Ogni angolo di strada testimonia una tua gioia, un dolore, una paura. In cambio sarò libero. La maschera che mi cuciranno addosso, lo straniero, l’isolano, il mendicante, mi nasconderà, occulterà il nome, sarò uomo fra uomini”.
Se ne era andato in continente a tradurre libri, a scrivere libri, ché quando lavorava all’Enel scriveva già nei giornali. Nei libri scriveva di antiche leggende sarde, di giudici banditi, di minatori e cani e addii. Era diventato un traduttore e uno scrittore, uno scrittore sardo dicevano in continente, e una volta era venuto in Sardegna ed era morto. Ma era morto in mare, mica scrivendo. Era morto in mare ma in un vecchio sogno “arrivava in riva, guardava il mare, si chiedeva: “Lo attraverso?” e rispondeva: “No. È troppo largo.”