La grande distribuzione

sabato 24 Gennaio 2015

L’altro giorno presentavo un libro a Firenze, e dentro nel libro si parlava del Festival dell’Unità di Reggio Emilia del 2012 e del discorso di chiusura del segretario del Partito Democratico «che era, all’epoca, – ho detto, – nell’agosto del 2012, Pierluigi Bersani». Non era la prima che la raccontavo, quella scena, e tutte le volte che la raccontavo, quando arrivavo a dire che il segretario del Partito Democratico era Pierluigi Bersani, mi veniva da ridere, e anche adesso che lo scrivo, non so come mai, è una cosa che mi fa ridere, mi mette di buon umore, il fatto che il segretario del Partito Democratico, nell’agosto del 2012, fosse Pierluigi Bersani. Forse è per via del fatto che son passati poco più di due anni e è cambiato tutto, in politica, in questi due anni, e in questi due anni la politica è stata, per me, molto interessante, molto più interessante di com’era prima. Sono nati e sono cresciuti, in questo periodo, dei movimenti e dei leaders politici che per me sono stati abbastanza stupefacenti, solo che poi, questi movimenti e questi leaders dei quali ho parlato spesso, anche in questa rubrica, dopo essere nati e esser cresciuti a me sembra che, adesso, in questo ultimo periodo, siano un po’ scomparsi, dal mio orizzonte, mi sembra che tutta la novità, la passione, la stupefazione, siano come scaduti, e parlar di politica, di quella politica lì in senso stretto dei politicanti, faccio fatica, adesso, preferisco raccontare del romanzo Sottomissione, di Michel Houellebecq, che è un romanzo dove, come si sa, si prevede un’islamizzazione della Francia, solo che a me, la cosa che mi ha colpito di più, di questo romanzo, è stato il protagonista, che è uno che, come altri protagonisti di Houellebecq, all’inizio del romanzo fa una vita abbastanza anonima, è un professore universitario che sembra che abbia fatto carriera un po’ così, suo malgrado, è uno che non ha un concetto molto alto né di sé né del mondo in cui vive, e che, come altri protagonisti di Houellebecq, ha due passioni principali, il sesso e i supermercati, e questa parte dei supermercati io nei libri di Houellebecq la trovo sempre molto tenera, c’è un sentimento, per i supermercati, che non ha paragone nella letteratura contemporanea che conosco io. Ma la cosa strana del protagonista di questo romanzo è che alla fine si scopre che è un grande pensatore, e la sua tesi di laurea e il suo primo libro vengono paragonati ai primi due libri di Nietzsche, la Nascita della tragedia e Considerazioni inattuali, e anche lui matura di se stesso una stima che prima non aveva e io ci son rimasto un po’ male, perché io leggo volentieri soprattutto dei libri dove i protagonisti sono un po’ sfigati, come Le anime morte, di Gogol’, o La morte di Ivan Il’ič, di Tolstoj, o Il demone meschino, di Sologub, o Lo straniero, di Camus, o Il serpente, di Malerba, o Mattatoio numero 5, di Vonnegut, o La macchina mondiale, di Volponi, o Chiedi alla polvere, di Fante, o La morte paga doppio, di Cain, e mi fermo qui, aggiungo soltanto che a me, il supermercato per cui ho provato più affetto nella mia vita è un supermercato che c’era a Parma vicino a dove abitavo l’ultima volta che ho abitato a Parma che era una Coop piccolissima, con una sola vetrina che io la chiamavo Ipocoop, mi ricordo.

[Uscito ieri su Libero]