Il suo scopo:

mercoledì 28 Giugno 2017

Mi ero fermato ansimando al limitare della montagna e, appoggiatomi all’angolo di una casetta, mi ero messo a osservare i dintorni, quando d’un tratto ho sentito dietro di me una voce conosciuta:“Pečorin, è molto che sei qui?” Mi volto: Grušnickij! Ci siamo abbracciati. L’ho conosciuto al distaccamento operativo. È ferito alla gamba da un proiettile, ed è arrivato alle acque una settimana prima di me. Grušnickij è un allievo ufficiale. È in servizio solo da un anno e porta, secondo i dettami di una raffinatezza molto particolare, un grezzo cappotto da soldato. È ben fatto, scuro in volto e coi capelli neri: d’aspetto potreste dargli venticinque anni, benché ne abbia appena ventuno. Getta indietro la testa quando parla e continuamente si tira i baffi con la mano sinistra, mentre con la destra si appoggia alla stampella. Parla velocemente e in modo forbito: è uno di quegli uomini che per tutti i casi della vita hanno pronte delle frasi ampollose, non si turbano per la semplice bellezza e si drappeggiano con aria d’importanza in sentimenti straordinari, in passioni elevate e in sofferenze esclusive. Fare effetto è la loro passione; piacciono da pazzi alle provinciali romantiche. Col passare degli anni si trasformano o in pacifici proprietari terrieri o in ubriaconi, a volte negli uni e negli altri. Hanno spesso nell’anima molte buone qualità, ma non un soldo di poesia. La passione di Grušnickij è la declamazione. Vi tempesta di parole, non appena la conversazione esce dall’ambito dei concetti abituali; di discutere con lui non sono mai stato capace. Non risponde alle vostre obiezioni, non vi ascolta. Appena fate una pausa, comincia una lunga tirata che apparentemente ha qualche legame con quello che avete detto, ma che in effetti è solo la continuazione del suo discorso. È abbastanza mordace: i suoi epigrammi spesso sono divertenti, ma non sono mai incisivi e cattivi; non ucciderà nessuno con una parola; non conosce gli uomini e i loro punti deboli perché per tutta la vita si è occupato solo di se stesso. Il suo scopo: diventare un eroe da romanzo. Così spesso si è sforzato di convincere gli altri del fatto che è un essere non adatto a questo mondo, condannato a chissà quali segrete sofferenze, che se ne è quasi convinto anche lui. Per questo porta tanto orgogliosamente il suo grezzo cappotto da soldato. Io l’ho capito, e perciò non gli piaccio, benché esteriormente i nostri rapporti siano i più amichevoli che si possono immaginare. Grušnickij ha la fama del coraggioso; l’ho visto all’opera: ruota la spada, grida e si getta in avanti con gli occhi chiusi. Questo è qualcosa di diverso dal coraggio russo. Neanche a me piace; sento che prima o poi ci incontreremo in un passaggio stretto, e uno di noi finirà male.

[Esce domani]