Il sindaco di Jareskov

sabato 31 Agosto 2019

Per quel che capisco io, i protagonisti di questo racconto sono due: il fabbro Vakula, che è il titolo di un’opera comica, in tre atti, di Pëtr Il’ič Čajkovskij ispirata al racconto di Gogol’ (prima rappresentazione 1876) e il diavolo, un diavolo che, ci dice Gogol’, aveva delle gambe così sottili, «che se il sindaco di Jareskov avesse avuto della gambe del genere, se le sarebbe spezzate alla prima danza cosacca».
Il sindaco di Jareskov, poi, non torna più, nel racconto, e a me sembra un incanto, questo sindaco di Jareskov; perché può essere sostituito da chiunque: ci può essere qualsiasi nome, al suo posto, e la frase funziona lo stesso.
È come il generale che c’è sul coperchio della tabacchiera di Petrovič, il sarto che cuce il Cappotto di Gogol’: «una tabacchiera rotonda con il ritratto di un generale; chi fosse questo generale di preciso non si sapeva, perché il punto dove c’era la faccia era stato sfondato da un dito, e poi ci avevano incollato sopra un pezzettino di carta quadrangolare».
O come la stanza dove va a dormire Čičikov all’inizio di Anime morte, nell’albergo del capoluogo di governato della città di NN, «cioè una stanza del tipo che si sa, dal momento che anche l’albergo era del tipo che si sa, vale a dire proprio come sono di solito gli alberghi nei capoluoghi di governatorato, dove per due rubli al giorno i nuovi arrivati ricevono una stanza tranquilla con gli scarafaggi che saltano fuori, come prugne secche, da tutti i cantoni, e dove una porta, sempre sbarrata da un cassettone, dà sul locale attiguo, dove è sistemato il vicino, uomo silenzioso e tranquillo ma curiosissimo e interessato a conoscere tutti i dettagli della vita del nuovo arrivato».

[Dalla Prefazione a La notte prima di Natale, di Gogol’, esce a novembre per Garzanti, se non mi sbaglio]