I cappotti

mercoledì 4 Maggio 2016

Sklovskij, c'era una volta

Pietrogrado soffriva il suo primo assedio.
Ancora non esistevano le stufette di ferro portatili, erano appena apparse, le forgiavano con le insegne di ferro.
Noi si riscaldava con tutto; brucai scaffali, il telaio d’una scultura e libri, senza numero e senza misura.
Borìs Èjchenbaum si procurò una stufa da trincea, sedeva davanti ad essa, rivedeva le riviste; vi strappava le cose più importanti, il resto lo bruciava. Non poteva bruciare i libri senza averli letti.
Io bruciavo tutto. Se avessi avuto mani e piedi di legno avrei bruciato anche loro in quell’anno.
Le piccole case di legno venivano divorate dalle grandi case di pietra. Comparvero rovine artificiali. Il gelo azzannava le pareti delle case, ghiacciandole sino alle tappezzerie; la gente dormiva vestita. Se ne stavano nelle camere con i cappotti abbottonati.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 222]