Come se fossi l’autore dell’Apocalisse

sabato 29 Giugno 2013

Da qualche mese sto provando a scrivere un libro che si chiama Mo mama, sottotitolo Parma ai tempi del movimento 5 stelle, che è un libro che parla, tra le altre cose, di quello che ha fatto il movimento 5 stelle al governo di Parma in questo ultimo anno. E siccome io credo di avere un’idea abbastanza precisa, di quello che ha fatto il movimento 5 stelle al governo di Parma in questo ultimo anno, e la mia idea è che abbiano fatto poco, non niente, poco, che è peggio, di niente, per me, se avessero fatto niente sarebbe stato, in un certo senso, un governo artistico, come 4’ e 33” di John Cage, un pezzo di musica che dura 4 minuti e 33 secondi che sono quattro minuti e trentatré secondi di silenzio, e sarebbe stata una cosa fantastica, il niente, come quando non c’è niente da dire, o quando non si sa cosa dire, o quando non si sa cosa fare, o quando non si vede niente, o quando non si capisce niente, o quando non si sente niente, o quando non si riesce a dormire, o quando non si vuole mangiare, come le scene mute, come le fotografie senza pellicola, come le macchine che restano senza benzina, i sans papier, i sanculotti, i frigo vuoti, i film muti, i buchi neri, la menopausa, le notti in bianco, quando si cerca in tutte le tasche e non c’è neanche una sigaretta, i digiuni, gli anestetici, gli astemi, gli anoressici, gli scioperi, le pianure, le steppe, i deserti, la siccità, la crisi energetica, i black out, gli annulli filatelici, le amnesie, la crescita zero, le tinte unite, la calvizie, la sterilità, il celibato e il nubilato, l’inappetenza e l’incontinenza, il buio, il silenzio, il niente, il nulla, sarebbe stato bellissimo invece loro, quelli del movimento cinque stelle di Parma, qualcosina l’han fatta, secondo me, non sono né caldi né freddi, son tiepidi e io, continuamente, ho la tentazione, nel libro che sto scrivendo, di vomitarli dalla mia bocca come se fossi l’autore dell’Apocalisse, cioè di dimostrare questa mia idea e, continuamente, devo ricordarmi due cose, una cosa che ho sentito dire dall’editrice Emilia Lodigiani qualche settimana fa a Tallin, eravamo a cena alla fine di un festival letterario che c’è stato a Tallin, in Estonia, e parlavamo con uno scrittore estone al quale qualcuno aveva chiesto chi erano gli scrittori italiani che gli piacevano e lui non sapeva cosa dire e io, per aiutarlo, gli avevo detto «Umberto Eco?», e lui mi aveva detto che Eco lui lo considera più un semiotico, di uno scrittore, e Emilia aveva detto «Non vorrei offendere nessuno ma, secondo me, uno scrittore non deve essere troppo intelligente», e io ho pensato che aveva perfettamente ragione e questa cosa cerco di ricordarmela continuamente, intanto che scrivo Mo mama, di non sforzarmi che tanto non sono troppo intelligente e per via del fatto di dover dimostrare qualcosa, mi viene in mente continuamente quando Vladimir Grigor’evič Čertkov, che sarebbe diventato il capo dei tolstoiani, aveva mandato a Tolstoj una dimostrazione della veridicità della resurrezione di Cristo e Tolstoj gli aveva risposto: «Più le cose vengono dimostrate, e più mi vengono dei dubbi. Perché dimostrare? Io credo, – gli aveva scritto Tolstoj, – che se mettessi le mutande a rovescio ne risulterebbe una spiacevolezza, e non posso disfarmi da questa credenza, ma non mi metterò a dimostrare la verità a nessuno».

 

[uscito ieri su Libero]