Di Reno

sabato 8 Gennaio 2022

Alla fine della prima parte della Certosa di Parma, Fabrizio Del Dongo, quando vive a Bologna, porta appena può la sua Marietta, in carrozza, alle cascate del Reno, a Casalecchio di Reno, provincia di Bologna, cinque minuti in bicicletta da dove abito io.

Gli italiani

sabato 25 Dicembre 2021

Sto rileggendo la Certosa di Parma, di Stendhal, che, nell’introduzione, dice che gli italiani dicono quello che pensano, sono vanitosi, passionali e non si vergognano di essere poveri. Gli piacevano molto, a Stendhal, gli italiani dei suoi tempi, chissà cosa penserebbe degli italiani di oggi.

Ricominciamo

lunedì 27 Febbraio 2017

Fabrizio Del Dongo, se non mi ricordo male, nella Certosa di Parma, intanto che era alla battaglia di Waterloo ogni tanto si chiedeva Ma veramente io sono alla battaglia di Waterloo?
E dopo che era stato alla battaglia di Waterloo ogni tanto si chiedeva e Ma veramente io sono stato alla battaglia di Waterloo?
Ecco.
Io ho appena ricominciato a leggere Guerra e pace e ogni tanto mi chiedo Ma veramente io sto rileggendo Guerra e pace?

Questa dichiarazione

sabato 29 Agosto 2015

Stendhal, Dell'amore

Io onoro del nome di virtù, l’abitudine di fare qualche azione spiacevole, e utile agli altri.
San Simeone Stilita che rimase per ventidue anni appollaiato su una colonna sferzandosi, per me non è affatto virtuoso, lo confesso; e ciò dà un tono un po’ sconveniente al mio discorso.
Non stimo molto di più un certosino che mangia solo pesce e non si permette di parlare che il giovedì. Confesso che mi piace di più il generale Carnot, il quale, in età avanzata, sopporta i rigori dell’esilio in una cittadina del Nord piuttosto che commettere una bassezza.
Voglio sperare che questa dichiarazione estremamente grossolana invoglierà a saltare il resto del capitolo.

[Stendhal, Dell’amore, traduzione di Massimo Bontempelli, Milano, SE 2003, p. 192]

Animali

venerdì 6 Giugno 2014

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Il libretto di Luigi Malerba Le galline pensierose, appena ripubblicato da Quodlibet compagnia extra, è una raccolta di 155 testi come quello contrassegnato dal numero 2: «Una gallina pensierosa si metteva in un angolo del pollaio e si grattava la testa con la zampa. A forza di grattarsi diventò calva. Un giorno una compagna le si avvicinò e le domandò cosa la preoccupasse. “La calvizie”, rispose la gallina pensierosa». Viene in mente il libro preferito dal presidente del consiglio, Il piccolo principe, che, come il libro preferito dal sindaco di Parma, Il gabbiano Johnatan Livingston, è un libro illustrato, ed è un libro dove a un certo momento (capitolo XII) il piccolo principe incontra una bevitore e gli chiede “Cosa fai?”, “Bevo”. “Perché bevi?”, “Per dimenticare”. “Per dimenticare cosa?”, “Per dimenticare che ho vergogna”. “Vergogna di cosa?”, “Vergogna di bere”». Alla gallina numero 4, invece, succede più o meno la stessa cosa che succede a Fabrizio Del Dongo, quando giovanissimo, e senza sapere il francese, parte per andare a aiutare Napoleone, all’inizio della Certosa di Parma: «Una gallina vagabonda si trovò per caso in mezzo a un grande trambusto di uomini e cavalli, rischiò di venire calpestata, ma alla fine riuscì a scappare e andò a nascondersi sotto una siepe. Quando raccontò il fatto, le dissero che si era trovata in mezzo alla battaglia di Waterloo, dove era stato sconfitto Napoleone. La gallina vagabonda fu molto orgogliosa di essere stata testimone di un grande avvenimento storico». La gallina 53, invece («Le oche si vantavano con le galline perché le loro antenate avevano salvato Roma dando l’allarme dal campidoglio quando i galli avevano tentato di entrare dalle mura. Una gallina disse che se al posto delle oche ci fossero state le galline forse li avrebbero fatti entrare e così Roma, conquistata dai galli, sarebbe diventata il più grande pollaio del mondo»), si muove in un’altra direzione, antistorica, se così si può dire, e ricorda Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’occidente, che nella pièce di Friedrich Dürrenmatt Romolo il Grande, mentre arrivano i barbari pensa che la cosa migliore che può fare, aspettando l’arrivo dei barbari capitanati da Odoacre, è dar da mangiare alle proprie galline, che riconosce a una a una e che chiama per nome. La perplessità delle galline nei riguardi della storia la si ritrova anche nella gallina 57: «Una gallina romana passò sotto l’arco di Costantino, ma non provò nessuna emozione particolare. Ci passò una seconda volta e rimase ancora delusa. Si domandò perché mai Costantino avesse fatto costruire quell’arco per poi passarci sotto». La gallina numero 68 («Tutte le galline del pollaio si riunirono per discutere del significato del proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Nonostante le lunghe discussioni non arrivarono a capo di nulla. Alla fine una gallina disse che c’era un errore di stampa e che il vero proverbio era “Meglio un uomo oggi che una gallina domani”»), rimanda a un libretto di Ermanno Cavazzoni, Gli scrittori inutili, dove, a un certo punto, si dice così: «Due scrittori in riva al mare giocavano con la sabbia e il secchiello. C’era un terzo scrittore nei pressi che scavava con una paletta, e un quarto stava nell’acqua fino ai ginocchi contemplando le increspature del mare. Lontano, dove finiva la sabbia, un quinto scrittore succhiava un gelato. “È ora di scrivere,” gridava a un certo punto l’assistente sociale suonando allegramente una campanella. Al che tutti si alzavan festosi. Alcuni che erano in mare con il salvagente tornavano a riva: e così pure chi era tra gli scogli a guardare le alghe. “Avete fatto le osservazioni?” chiedeva l’assistente sociale. “Sì”, rispondevano gli scrittori in coro. “Anch’io le ho fatte,” diceva in ritardo uno scrittore più basso, ancora tutto bagnato, e mostrava un sassolino. Al che ridevano tutti, e anche lo scrittore più basso rideva». E voglio finire con le galline numero 103: «Due galline andarono al giardino zoologico e osservarono con curiosità tutti quegli strani animali dentro le gabbie. Alla fine si guardarono pensierose negli occhi e si domandarono perché mai non ci fosse anche una gabbia con dentro le galline. “Vuoi vedere”, si dissero le due amiche, “che le galline non sono animali?”».

[uscito ieri su Libero]

 

 

[uscito ieri su Libero]

La Certosa di Parma (18 di 18)

martedì 27 Maggio 2014

gianni celati, certosa di parma
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Certosa di Parma, nella traduzione di Gianni Celati, letta ieri alla modo infoshop di Bologna (diciottesima e ultima parte): Clic

26 maggio – Bologna

lunedì 26 Maggio 2014

Lunedì 26 maggio,
a Bologna,
alla Libreria Modo Infoshop,
in via Mascarella 24/b,
alle ore 19,
diciottesima e ultima parte
della lettura integrale della
Certosa di Parma,
di Stendhal
(nella traduzione di Gianni Celati)

La Certosa di Parma (17 di 18)

martedì 20 Maggio 2014

gianni celati, certosa di parma
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Certosa di Parma, nella traduzione di Gianni Celati, letta ieri alla modo infoshop di Bologna (parte diciassette di diciotto): Clic

19 maggio – Bologna

lunedì 19 Maggio 2014

Lunedì 19 maggio,
a Bologna,
alla Libreria Modo Infoshop,
in via Mascarella 24/b,
alle ore 19,
diciassettesima parte (di 18)
della lettura integrale della
Certosa di Parma,
di Stendhal
(nella traduzione di Gianni Celati)

Certosa di Parma (16 di 18)

martedì 13 Maggio 2014

gianni celati, certosa di parma
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Certosa di Parma, nella traduzione di Gianni Celati, letta ieri alla modo infoshop di Bologna (parte sedici di diciotto): Clic