Disastri (aggiornati a fine 2015)

giovedì 24 Dicembre 2015

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La baronessa e il calamaio

sabato 5 Settembre 2015

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centoundicesimo anniversario della nascita di Daniil Charms: La baronessa e il calamaio

Bobrov (indicando Cristoforo Colombo): Cristoforo Colombo.
Cristoforo Colombo (indicando Bobrov): Bobrov.
Bobrov: Se le interessa la mia educazione, gliela racconto. Gliela racconto.
Cristoforo Colombo: Sì, sì, racconti, per cortesia.
Bobrov: Adesso racconto. Non ho niente da nascondere.
Cristoforo Colombo: Molto, molto interessante!
Bobrov: Dirò allora così: com’è stata la mia educazione? In orfanotrofio.
Cristoforo Colombo: In orfanotrofio.
Bobrov: Sì ma non mi lascia parlare.
Cristoforo Colombo: Ah, prego, prego.
Bobrov: Mio babbo mi ha dato all’orfanotrofio. E… (Tiene la bocca aperta. Cristoforo si mette sulla punta dei piedi e guarda in bocca a Bobrov).
Bobrov: … tuttavia, io sono un commerciante (Cristoforo salta indietro).
Cristoforo Colombo: Volevo solo dare un’occhiata a cosaa… haa… aa.
Bobrov: Così. Io vale a dire ho studiato in orfanotrofio, e mi sono innamorato di una baronessa e di un calamaio.
Cristoforo Colombo: Davvero si è innamorato?
Bobrov: Non scocciare. Sì, mi sono innamorato.
Cristoforo Colombo: Che meraviglia.
Bobrov: Non scocciare. Sì, è una meraviglia.
Cristoforo Colombo: Com’è strano.
Bobrov: Non scocciare. Sì, è proprio strano.
Cristoforo Colombo: Racconti, per cortesia!
Bobrov: Cristoforo Colombo, se dici ancora qualcosa…

La scena cambia velocemente. Bobrov è seduto e mangia una minestra.
Entra sua moglie in camicia e con un ombrello.

Bobrov: Dove vai?
Moglie: Là.
Bobrov: Là dove?
Moglie: Là là.
Bobrov: Là o là?
Moglie: No, non là, là.
Bobrov: E allora?
Moglie: Come allora?
Bobrov: Dove vai?
Moglie: Mi sono innamorata di una baronessa e di un calamaio.
Bobrov: Bene.
Moglie: Bene, però Cristoforo Colombo ha infilato una bicicletta nella nostra cuoca.
Bobrov: Povera cuoca.
Moglie: Lei, povera, è seduta in cucina e scrive una lettera a casa, e la bicicletta è lì che le penzola fuori.
Bobrov: Sì sì. Questo è un caso. Io mi ricordo da noi all’orfanotrofio nel 1887 ci è successo lo stesso. C’era da noi un professore. Così noi gli abbiamo spalmato la faccia di trementina e l’abbiam messo in cucina sotto la tavola.
Moglie: Dio mio, e cosa c’entra?
Bobrov: Bè, anche quello era un caso.

Entra l’Uomo Salame.

Io comunque

venerdì 7 Agosto 2015

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centoundicesimo anniversario della nascita di Daniil Charms: Io comunque

 

Io comunque sono una figura stupefacente, anche se non mi piace molto parlarne.

Era andato a dormire che era credente

domenica 12 Aprile 2015

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centoundicesimo anniversario della nascita di Daniil Charms: Era andato a dormire che era credente

 
Un uomo era andato a dormire che era credente, si era svegliato che era ateo.
Per fortuna, nella stanza di quest’uomo c’era una bilancia medica decimale, e quest’uomo era abituato a pesarsi tutti i giorni, mattino e sera. Così, andando a dormire il giorno prima, l’uomo si era pesato e aveva scoperto che pesava 4 pud e 21 funt. E il giorno dopo al mattino, dopo essersi svegliato che era ateo, l’uomo si era pesato ancora e aveva scoperto che pesava in tutto 4 pud e 13 funt. «Di conseguenza», aveva pensato l’uomo, «la mia fede pesava intorno agli 8 funt».

A un francese hanno regalato un divano

domenica 29 Marzo 2015

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centoundicesimo anniversario della nascita di Daniil Charms: A un francese hanno regalato un divano

 

 

A un francese hanno regalato un divano, quattro sedie e una poltrona.
Il francese si siede sulla sedia vicino alla finestra, ma gli vien voglia di coricarsi sul divano. Si corica sul divano, ha già voglia di sedersi sulla poltrona. Si alza dal divano e si siede sulla poltrona, come un re, ma nella testa i pensieri sono già che sulla poltrona è troppo sontuoso. Meglio qualcosa di più semplice, la sedia. Si sposta verso la sedia vicino alla finestra, solo non si siede su questa sedia, perché vicino alla finestra tira un po’ d’aria. Si siede sulla sedia vicino alla stufa e sente che è stanco. Allora il francese decide di coricarsi sul divano e di riposarsi, ma senza essere arrivato al divano gira da una parte e si siede sulla poltrona.
– Qui sì che si sta bene! – dice il francese, e poi subito aggiunge: – Però sul divano, secondo me è meglio.

Le preoccupazioni di un musicista

sabato 9 Agosto 2014

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms: Le preoccupazioni di un musicista.

 

 

Mi chiamavano tiranno. È forse così?
No, non è così. Dimostrare questa cosa, non la dimostro. Ho sentito che mia moglie diceva al telefono a un certo Michjus che sono uno stupido.
Ero seduto sotto il letto e non mi si vedeva. Oh, cos’ho provato in quel momento!
Volevo saltare fuori e gridare: «No, non sono stupido!» Mi immagino, cosa sarebbe successo.

Mi son messo ancora sotto il letto e non mi si vedeva. Però io lo vedevo, quello che Michjus faceva a mia moglie.

Oggi mia moglie ha accolto ancora questo Michjus. Comincio a pensare che io, agli occhi di mia moglie, sto passando in secondo piano.
Michjus ha anche frugato nei cassetti della mia scrivania.
Io ero sotto il letto e non mi si vedeva.

Mi son messo ancora sotto il letto e non mi si vedeva. Mia moglie e Michjus parlavano di me nel tono più sgradevole possibile.
Io non mi sono trattenuto e gli ho gridato che dicevano delle balle.

Sono già cinque giorni che mi han picchiato, mi fanno ancora male le ossa.

Così piccola

martedì 29 Luglio 2014

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms: Così piccola.

 

 

Bobrov andava per strada e pensava: come mai, in una minestra, a versarci della sabbia, quella minestra diventa cattiva.
All’improvviso ha visto che in strada c’era seduta una bambina molto piccola che aveva in mano un verme e piangeva forte.
– Perché piangi? – ha chiesto Bobrov alla bambina piccola.
– Non piango, canto, – ha detto la bambina piccola.
– E perché canti così? – ha chiesto Bobrov.
– Perché così il verme è allegro, – ha detto la bambina, – e mi chiamo Nata∫a.
– Ah, è così, – si è stupito Bobrov.
– Sì, è così, – ha detto la bambina, – arrivederci –. Si è alzata, è montata sulla bicicletta e se ne è andata.
«Così piccola, e va già in bicicletta», ha pensato Bobrov.

Un greco

mercoledì 25 Giugno 2014

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms: Un greco.

 

 

– Non ti consiglio di mangiare molto pepe. Conoscevo un greco, abbiamo navigato sulla stessa nave, mangiava tanto di quel pepe e tanta di quella mostarda, li versava nel piatto senza guardare.
Poi, poveretto, stava seduto sul letto tutta la notte con una scarpa in mano.
– Perché? – ho chiesto.
– Perché aveva paura dei topi, e sulla nave di topi ce n’eran moltissimi. Che lui, poverino, alla fine è morto di insonnia.

Il falegname Kušakov

martedì 27 Maggio 2014

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms: Il falegname Kušakov.

 

 

C’era un falegname. Si chiamava Kušakov.
Una volta è uscito di casa, è andato alla bottega a comprare la colla da falegname.
C’era il disgelo, e per strada era molto scivoloso.
Il falegname ha fatto qualche passo, è scivolato, è caduto e s’è ferito in fronte.
– Eh! – ha detto il falegname, si è alzato, è andato in farmacia, ha comprato un cerotto e s’è chiuso la fronte.
Ma quando è uscito per strada e ha fatto qualche passo, è scivolato ancora e s’è ferito il naso.
– Uff! – ha detto il falegname, è andato in farmacia, ha comprato un cerotto e con il cerotto s’è chiuso il naso.
Poi è uscito ancora per strada, è scivolato ancora, è caduto e s’è ferito una guancia.
Gli è toccato ancora andare in farmacia a chiudersi la guancia con un cerotto.
– Sa cosa, – ha detto il farmacista al falegname, – lei cade e si ferisce così spesso che le consiglio di comprarne qualche unità, di cerotti.
– No, – ha detto il falegname, – non cadrò più!
Ma quando è uscito per strada, è scivolato ancora e s’è ferito il mento.
– Gelo rognoso! – ha gridato il falegname e è corso ancora in farmacia.
– Vede, – ha detto il farmacista. – È caduto ancora.
– No! – ha gridato il falegname. – Non voglio sentire niente! Mi dia un cerotto, alla svelta!
Il farmacista gli ha dato un cerotto; il falegname si è chiuso il mento e è corso a casa.
Ma a casa non l’hanno riconosciuto e non l’han fatto entrare.
– Sono il falegname Kušakov, – gridava il falegname.
– Lo vai a raccontare a un altro! – gli rispondevano dalla casa e han chiuso la porta con il gancio e con la catena.

Daniil Charms

sabato 3 Maggio 2014

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In relazione agli imminenti festeggiamenti per il centonono anniversario della nascita di Daniil Charms: Vede.

 

 

– Vede, – disse lui, – ho visto come andava in barca con loro, tre giorni fa. Uno di loro stava al timone, due remavano, il quarto sedeva di fianco a lei e parlava. Sono rimasto a lungo sulla riva a guardare come remavano quei due. Sì, io posso senza dubbio affermare che la volevano affogare. Così si rema solo prima di un omicidio.
La signora coi guanti gialli guardò Klopov.
– Cosa significa? – disse. – Come può esserci un modo particolare di remare prima di un omicidio? E poi, perché avrebbero dovuto affogarmi?
Klopov si voltò di colpo verso la signora e disse:
– Lei sa cos’è uno sguardo di rame?
– No, – disse la signora, ritraendosi involontariamente.
– Ah, – disse Klopov. – Quando una delicata tazza di porcellana cade dalla credenza e vola giù, in quel momento, mentre sta ancora volando, lei sa già che la tazza toccherà il pavimento e andrà in pezzi. E io so, che se una persona ne guarda un’altra con lo sguardo di rame, presto o tardi, inevitabilmente la ucciderà.
– Mi guardavano con lo sguardo di rame? – chiese la signora coi guanti gialli.
– Sì, signora, – disse Klopov e si mise il cappello. Per un po’ i due tacquero.
Klopov si sedette abbassando la testa.
– Mi scusi, – disse all’improvviso con calma.
La signora coi guanti gialli guardò Klopov con stupore, e tacque.
– Non è vero niente, – disse Klopov. – Lo sguardo di rame me lo sono inventato adesso, qua, seduto con lei sulla panchina. Io, vede, oggi ho rotto l’orologio e vedo tutto nero.
Klopov tolse di tasca il fazzoletto, lo aprì, mostrò alla signora l’orologio rotto.
– L’ho portato per sedici anni. Capisce, cosa vuol dire? Rompere l’orologio che per sedici anni ha ticchettato su di me proprio qui sotto il cuore? Lei ha un orologio?