Due

giovedì 15 Febbraio 2024

Abbiamo fatto due librerie, con @nicolaborghesi è Daniele Benati.

Opera n. 402

lunedì 12 Settembre 2022

Opera n. 402

In un certo paese totalitario circolavano dei volantini per strada che dicevano: Aiuta la polizia, picchiati da solo!

[Daniele Benati, Opere complete di Learco Pignagnoli e altre opere complete, Macerata, Quodlibet 2022, p. 193]

Tranne me e te

giovedì 1 Settembre 2022


Opera n. 13

Tranne me e te, tutto il mondo è pieno di gente strana.
E poi anche te sei un po’ strano.

[Daniele Benati, Opere complete di Learco Pignagnoli e altre Opere complete, Macerata, Quodlibet 2022, p. 10]

Opera n. 316

giovedì 9 Maggio 2019

Opera n. 316

A volte mi chiedo se non è il caso di tirare qualche bastonata agli insegnanti. Quella brutta razza lì. Non fanno mai niente e stanno sempre a casa in malattia. Appena gli viene un raffreddore: a casa. Come vanno di ruolo chiedono l’avvicinamento, e sapete a cosa chiedono l’avvicinamento? A casa. Cercano sempre di andare a insegnare il più possibile vicino a casa. Oppure vicino a un supermarket, così nelle ore buche vanno a far la spesa. E son sempre dietro a lamentarsi. Fanno tre mesi di ferie in estate, due settimane per Natale e una a Pasqua. E insegnano solo 18 ore. Cioè, insegnano, bisogna vedere.

[Daniele Benati, Nuovissime opere complete di Learco Pignagnoli, in Almanacco 2019, Macerata, Quodlibet 2019, p. 99]

Altri due

mercoledì 13 Marzo 2019

Ma perché si ride di qualcosa che accade sempre uguale per due o tre volte di seguito è difficile da spiegare. Certo se Manzoni, alla fine dei Promessi sposi, nel momento in cui Renzo e Lucia stanno finalmente per convolare a nozze, avesse mandato altri due bravi di un altro signorotto spagnolo a impedire il matrimonio, avrebbe fatto ridere. Ma non si sa perché.

[Daniele Benati, Segar, in Elzie Crisler Segar, Bernice la gallina fischiona, traduzione di Daniele Benati, Oblomov, Milano 2018, p. 9]

Cose che sono piaciute a Daniele Benati

giovedì 9 Agosto 2018

Credo che, per chi scrive, un’età fondamentale sia quella della adolescenza: quando ancora non si fa parte del mondo degli adulti, ma si sente che la vita vera sta per arrivare, e si fanno le grandi scoperte, si provano le prime emozioni forti e ci si accorge che il mondo è fatto anche di libri, canzoni, film, quadri. Quando ci si accorge, ad esempio, che la letteratura non è solo quella materia barbosa che si deve studiare a scuola, ma una cosa viva, che parla di esperienze che anche noi saremo destinati a fare e che per il momento possiamo solo vivere di riflesso, immedesimandoci in un qualche personaggio. È in questa età che si viene segnati, in un modo o nell’altro.
Per quanto mi riguarda, io sono sempre stato uno studente mediocre. Nel senso che me la sono sempre cavata per il rotto della cuffia, studiando il meno possibile, e senza mai leggere niente di mia spontanea volontà, tranne lo stretto necessario per tirare avanti. Non leggevo nemmeno i giornalini, da ragazzo. E nemmeno i quotidiani sportivi, benché fossi un appassionato di calcio. Questo non è certo un merito. E dunque non ho letture adolescenziali formative a cui ritornare con la memoria, e non posso citare, come fanno in molti, un’antica passione per Giulio Verne o Salgari, o l’amore per romanzi d’avventura come L’isola del tesoro, Zanna bianca, Il richiamo della foresta, o Moby Dick nell’edizione per ragazzi. Come regalo di promozione dalla prima alla seconda media avevo chiesto ai miei genitori La capanna dello zio Tom, ma poi non l’ho mai letto. Ricordo però che verso i dodici, tredici anni ero rimasto molto colpito dalla riduzione televisiva di Illusioni perdute, il romanzo di Honoré de Balzac che narra le vicende di un giovane aspirante scrittore che tenta la scalata al successo nella Parigi ottocentesca; e dagli sceneggiati tratti dai romanzi di Simenon sulle inchieste del commissario Maigret. Di queste ultime mi piaceva molto anche la sigla, con la voce triste di Luigi Tenco che cantava Un giorno dopo l’altro in francese, mentre si vedeva Gino Cervi, nei panni di Maigret, che passeggiava sul lungosenna e di tanto in tanto si fermava davanti a una bancarella di libri usati.

[Daniele Benati, Vicolo della desolazione, dal numero 3 di Qualcosa (esce ai primi di settembre)]

4 nuove opere (complete) di Learco Pignagnoli

sabato 5 Maggio 2018


Opera n. 291
Io non faccio altro che comprare i libri del grande matematico filosofo logico ateo Vittorino Andreoli. Cioè no, volevo dire Piergiorgio Odifreddi. Perché sono libri bellissimi, dove si impara moltissimo, e poi costan poco.

Opera n. 292
Ce ne sono addirittura che costan pochissimo. Ed è anche per questo che li compro. Ne avrò già comprati una trentina, di libri di Vittorino Andreoli, cioè no, di Piergiorgio Odifreddi. Non so perché tutte le volte che devo dire il nome di Piergiogio Odifreddi dico quello di Vittorino Andreoli.

Opera n. 293
Avete presente i libri di Vittorino Andreoli, be’, costano pochissimo, che ne sono alcuni addirittura che se andate in libreria ve li tirano dietro. Cioè volevo dire dei libri di Piergiorgio Odifreddi. Non so come mai, ma tutte le volte che devo dire il nome di Piergiorgio Odifreddi dico quello di Vittorino Andreoli.

Opera n. 294
Di tante cose si può dire che i precursori sono quelli che vengono dopo.

[Daniele Benati, Ultime e ultimissime Opere complete di Learco Pignagnoli, in Almanacco 2018, Macerata, Quodlibet 2018, pp. 102, 103]

Come regalo di promozione

giovedì 5 Aprile 2018

Per quanto mi riguarda, io sono sempre stato uno studente mediocre. Nel senso che me la sono sempre cavata per il rotto della cuffia, studiando il meno possibile, e senza mai leggere niente di mia spontanea volontà, tranne lo stretto necessario per tirare avanti. Non leggevo nemmeno i giornalini, da ragazzo. E nemmeno i quotidiani sportivi, benché fossi un appassionato di calcio. Questo non è certo un merito. E dunque non ho letture adolescenziali formative a cui ritornare con la memoria, e non posso citare, come fanno in molti, un’antica passione per Giulio Verne o Salgari, o l’amore per romanzi d’avventura come L’isola del tesoro, Zanna bianca, Il richiamo della foresta, o Moby Dick nell’edizione per ragazzi. Come regalo di promozione dalla prima alla seconda media avevo chiesto ai miei genitori La capanna dello Zio Tom, ma poi non l’ho mai letto.

[Daniele Benati, Vicolo della Desolazione, da Qualcosa n. 3, in preparazione]

Anche il telefono

venerdì 9 Marzo 2018

Anche il telefono, vigliacco se squillava una volta. Non squillava mai. Io vedevo gli altri che hanno sempre il telefono in mano e dei messaggi quando non ci sono, si vede che qualcuno li chiama. Io delle volte mi mettevo a guardare il mio telefono sul tavolino e continuavo a osservarlo fino a che lui non si restringeva così tanto da prendere la forma di un atomo. Lo vedevo che si restringeva e restringeva come per voler scomparire da questa terra, ma non poteva andarsene del tutto perché nulla si distrugge e ci rimaneva un atomo sul tavolino che sembrava un granello di polvere. Un atomo con la forma del mio telefono. Un atono con la cornetta riconoscibile. Era lì, muta, ma la vedevo. Delle volte la guardavo per un’ora e avevo l’impressione che stesse per suonare ma poi non lo faceva. Allora la tiravo su anche se non aveva suonato e poi mi dicevo: No.
Un giorno ho anche mandato a chiamare un tecnico della compagna telefonica per fargli dare un’occhiata. Dagli un’occhiata, gli ho detto, non suona mai. Lui ha tirato su la cornetta e ha detto: Il segnale si sente tuttavia. Poi ha provato a telefonare in ditta e loro gli hanno risposto. Mi sembra che non ci sia nessun problema, ha detto. Sei sicuro? gli ho detto, o è come quando si ha il mal di dente che mentre si va dal dentista il mal di denti passa. Sono sicuro, ha detto lui. Com’è che non suona mai? Lui è rimasto lì che non sapeva cosa rispondere.

[Daniele Benati, Cani dell’inferno, Macerata, Quodlibet 2018, p. 25]

24 gennaio – Bologna

mercoledì 24 Gennaio 2018

Mercoledì 24 gennaio,
a Bologna,
alla libreria Ambasciatori,
in via degli Orefici, 19,
alle 18 e 30,
Daniele Benati e Paolo Onori
presentano
Fare pochissimo,
(se faccio in tempo vado a
vederlo anch’io)