Prefazione

venerdì 27 Marzo 2015

Cesare Zavattini, I tre libri

Voglio insegnare ai poveri un gioco molto bello.
Salite le scale con il passo del forestiero (quella volta rincaserete più tardi del solito) e davanti al vostro uscio suonate il campanello.
Vostra moglie correrà ad aprirvi, seguita dai figli. È un po’ seria per il ritardo, tutti hanno fame.
«Come mai?» domanda.
«Buona sera, signora», levatevi il cappello e assumete un’aria dignitosa. «C’è il signor Zavattini?».
«Su, su, il lesso è già freddo».
«Scusi, ho bisogno di parlare con il signor Zavattini».
«Cesare, andiamo, vuoi sempre giocare…».
Non muovetevi e dice: «Evidentemente si tratta di un equivoco. Scusi, signora…».
Vostra moglie si volterà di scatto, vi guarderà con gli occhi spalancati. «Perché fai così?».
Serio, state serio, e ripetete avviandovi giù per le scale: «Io cercavo il signor Zavattini».
Si farà un gran silenzio, udrete solo il rumore dei vostri passi.
Anche i bambini sono restati fermi. Vostra moglie vi raggiunge, vi abbraccia: «Cesare, Cesare…». Ha le lagrime agli occhi, i bambini forse cominceranno a piangere. Scioglietevi con delicatezza dall’abbraccio, allontanatevi mormorando: «È un equivoco, cercavo il signor Zavattini».
Rientrate in casa dopo una ventina di minuti fischiettando.
«Ho tardato tanto perché i capo ufficio…» e raccontate una bugia come nulla fosse avvenuto.

Vi piace? Un mio amico a metà giuoco si mise a piangere.

[Cesare Zavattini, I poveri sono matti, in I tre libri, Milano, Bompinai 1955 (18), pp. 109-110]

Dove si è nati

venerdì 21 Novembre 2014

zavattini, a vrés

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci si può innamorare / dappertutto / ma dove sei nato / di più. / Quando ha alzato gli occhi / e mi ha detto sì, / invece di baciarla / sono stato lì a guardarla.

[Cesare Zavattini, Dove si è nati, in A vrés, Suzzara, Bottazzi 1986, p. 144]

La mano

domenica 27 Luglio 2014

opere, zavattini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alzi la mano chi non si gratta mai i coglioni.

[Cesare Zavattini, Dalle mie parti, in Stricarm’ in d’na parola, in Opere 1931. 1986, Milano, Bompiani 2001, p. 908]

La felicità

giovedì 9 Maggio 2013

opere, zavattini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo vinto a gilé. Fuori dal caffè
sulla mia testa c’era
una luna leggera che pareva andasse.
Con delle risatine corte da ragazzo
guardavo allungarsi tra i sassi
la mia pisciata venuta su dal cuore.

[Cesare Zavattini, Opere. 1931.1986, a cura di Silvana Cirillo, Milano, Bompiani 2001,p. 924]

Lo stesso giorno

martedì 12 Febbraio 2013

Io voglio morire lo stesso giorno che non sono più buono di vestirmi e di svestirmi da solo.

[Paul Strand, Cesare Zavattini, Un paese, Torino, Einaudi 1956, p. 35]

Quello che lega

domenica 2 Dicembre 2012

Quello che lega i volti e i luoghi, gesti, particolari, frasi riportate o inventate da Zavattini, sembra essere collegato da questo ‘sentire comune’, un’armonia che non è una formula sentimentale romantica o nostalgica, ma è il sentirsi parte di una comunità, essendo tutti e tutto costruttori della comunità stessa, dei suoi valori, delle sue atrocità e bellezze.
Questo sentimento mi ricorda un po’ le cantate di Bach, composizioni settimanali del musicista, scritte per la gente del villaggio,che ogni domenica venivano suonate e cantate nella chiesa.
Ma rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini, mi sembra non si possano coltivare nostalgie di nessun tipo, perché la modernità e la freschezza dell’opera rimangono inalterate e, caso mai, ci resta soltanto la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco, perché di lì a poco tutto questo si sarebbe dissolto, frantumato. Zavattini, la famiglia Lusetti, Hazel e Paul Strand, il sellaio, il farmacista, i bambini, la Dosolina, costruiscono la lunga strada narrativa dove ai lati si snodano cappelli di paglia, la segnaletica del Touring Club, filari e paracarri, Garibaldi dipinto sul muro e i glicini, che non sono inerti fondali per meravigliose nature morte, ma assumono il rilievo attonito della semplicità e del mistero delle cose della vita degli uomini.

[Luigi Ghirri, Come un canto della terra, in Paolo Costantini, Luigi Ghirri, Strand. Luzzara, Milano, clup 1989, p. 36]

Un’altra delle cose che non farò

lunedì 8 Ottobre 2012

7 marzo 1960 – Sono andato a Luzzara per via della mia casa natale che ho comperato e così sono felice. Non ho comperato che dei ricordi molto tristi, angosciosi, ma siamo fatti così, e sono felice, ripeto, di questa grande malinconia.
Circa il capire, al mio paese mi sarebbe piaciuto dare l’avvio anche a un’altra delle cose che non farò, si chiama Non teatro. Risale agli anni Sessanta. Basta un nucleo di tre, quattro o cinque persone congenialmente associate. Tutto fuorché attori. Il tema è la situazione del giorno. Perché il giorno prima o il giorno dopo. Vogliamo capire adesso.

[Cesare Zavattini, Io. Un’autobiografia, a cura di Paolo Nuzzi, Torino, Einaudi 2002, p. 229]

Zavattini

domenica 2 Settembre 2012

Qui ci vorrebbe proprio un punto esclamativo.

[Cesare Zavattini, Io, a cura di Paolo Nuzzi, Torino, Einaudi 2002, p. 256]

Aiutatemi

giovedì 29 Dicembre 2011

Questo foglio bianco pullula di uomini, aiutatemi.

[Cesare Zavattini, Una vita in mostra, Bologna, Bora 1998, p. 32]

Zavattini

venerdì 16 Dicembre 2011

Avevo vinto a gilé. Fuori dal caffè sulla mia testa c’era una luna leggera che pareva andasse. Con delle risatine corte da ragazzo guardavo allungarsi tra i sassi la mia pisciata venuta su dal cuore.

[Cesare Zavattini, Opere 1931.1986, cit., p. 924]