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giovedì 8 Maggio 2014

Io di politica, devo dire, ne so poco, e quel poco che so non lo so proprio di politica nel senso che si dà normalmente alla parola, lo so forse di politica nel senso che le do io, alla parola: se penso, per esempio, al 25 aprile, che è stato la settimana scorsa, a me viene in mente una poesia di Nino Pedretti che si intitola I partigiani e che fa così: «Non è per via della gloria, / che siamo andati in montagna, / a fare la guerra. / Di guerra eravam stanchi, / di patria anche. / Avevamo bisogno di dire: / lasciateci le mani libere, / i piedi, gli occhi, le orecchie; / lasciateci dormire nel fienile, / con una ragazza. /Per questo abbiam sparato, / ci siam fatti impiccare, / siamo andati al macello / col cuore che piangeva, / con le labbra che tremavano. / Ma anche così sapevamo / che di fronte a un boia di fascista / noi eravam persone, e loro marionette». Ecco, per me, è bellissima l’idea di andare al macello per aver le mani libere, per dormire nel fienile, con una ragazza, e a me sembra che sian quelle, le cose per cui vale la pena andare al macello: aver le mani libere, i piedi, gli occhi, le orecchie, e dormire in un fienile, con una ragazza; non il sol dell’avvenire, non la repubblica, non la costituzione, il fienile che c’è lì, dietro casa, e le mani, e gli occhi e le orecchie che ho io, adesso.

Allora quando mi dicono, per esempio, che un politico italiano contemporaneo che si chiama Beppe Grillo sta provando a muoversi in modo da conquistare, alle imminenti elezioni europee, i voti degli elettori di centrodestra rimasti orfani (o quasi orfani) di un altro politico italiano contemporaneo che si chiama Silvio Berlusconi e che, per via di alcuni problemi suoi personali, non si può presentare più candidato né alle imminenti europee né, probabilmente, alle future elezioni politiche, quando mi dicono così a me vien da pensare “Eh”. E non so cosa dire.

Sono cose che, non so perché, non parlano alle mie mani, ai miei occhi, alle mie orecchie. E se per caso un po’ parlano, alle mani, agli occhi alle orecchie, parlano loro in un senso marginale, nel senso che quella cosa lì che si racconta che potrebbe anche succedere in Italia tra poco, cioè che la forza politica diretta da quel politico italiano che si chiama Beppe Grillo conquisterà la maggioranza dei voti grazie agli elettori del centrodestra rimasti orfani (o quasi orfani) dei loro rappresentanti, è già successa, in piccolo, a Parma, che è un posto, Parma, dove io sono nato e dove ho vissuto per più di trent’anni e che a me sembra il posto più interessante che c’è al mondo e allora di Parma un po’ seguo e ho seguito sia la politica intesa in senso lato, nel senso degli occhi delle mani e delle orecchie, e che la politica intesa in senso stretto nel senso degli uomini politici e allora per quello, quando mi hanno chiesto di immaginare che l’Italia, tra qualche anno, diventi come Parma, io è una cosa che mi son detto che potevo provare, a immaginarla, cominciando dalla campagna elettorale.

Che se sarà come quella che c’è stata a Parma, non so, a Parma, per esempio, quel politico nuovo che poi è diventato sindaco aveva detto in campagna elettorale che, la raccolta differenziata, se la dirigeva lui, in un anno lui sarebbe riuscito a portare la raccolta differenziata che c’era a Parma, che era intorno al 50 per cento, al 90 per cento; poi, quando, dopo un anno e tre mesi che quel politico lì era diventato sindaco, sono usciti i dati della raccolta differenziata, e la raccolta differenziata era al 53,3 per cento, quel politico lì che era sindaco non ha detto «Scusate, ci siamo sbagliati», ha detto: «Un grande risultato».

Allora non so, a livello nazionale, questo politico nuovo che diventerà presidente del consiglio, in campagna elettorale dirà per esempio che lui creerà, in un anno, un milione di posti di lavoro, e poi, dopo un anno e tre mesi, quando usciranno i risultati dell’occupazione e i nuovi posti di lavoro non saranno un milione ma 82.500, il presidente del consiglio nuovo non dirà: «Scusate, ci siamo sbagliati», dirà: «Un grande risultato».

Dopo, non so, l’inceneritore, che in campagna elettorale il sindaco di Parma aveva detto che se vinceva lui non dava l’autorizzazione a accendere l’inceneritore, e quando poi ha vinto e si è capito che l’inceneritore lo avrebbero acceso senza bisogno dell’autorizzazione del sindaco lui, il sindaco di Parma, ha detto che lui non l’aveva mai detto, che se avesse vinto non avrebbe dato l’autorizzazione a accendere l’inceneritore,  e quando l’inceneritore l’hanno acceso davvero lui ha scritto una lettera ai suoi concittadini in cui diceva che dell’inceneritore si stava parlando un po’ troppo e in cui si invitavano i concittadini a «non guardare al passato, a guardare al futuro». Allora forse, non so, a livello nazionale può succedere che il candidato premier di questi politici nuovi dirà che se vincerà lui costruirà, non so, il ponte sullo stretto di Messina, e quando poi vincerà davvero e si capirà e che il ponte sullo stretto di Messina forse non si può costruire lui dirà di non averlo mai detto, che se avesse vinto avrebbe fatto costruire il ponte sullo stretto di Messina, e quando si chiarirà definitivamente che il ponte sullo stretto di Messina non lo faranno lui scriverà una lettera ai cittadini il cui senso sarà che del ponte sullo stretto di Messina si sta parlando un po’ tropo e in cui si dirà «Non guardiamo al passato, guardiamo al futuro».

E poi, non so, è successo per esempio recentemente che un seguace su facebook del sindaco di Parma ha scritto un messaggio sul profilo del sindaco Parma che diceva «le voci che arrivano sul suo operato a Parma da parte di alcuni cittadini, quelli con cui ho avuto la fortuna di discorrere, sono splendide, la stessa squadra di calcio della sua città da quando lei riveste quel ruolo fa passi da gigante».

E allora è possibile che in Italia, il futuro premier di questi politici nuovi abbia un legame con una squadra italiana importante, il Milan, per dire, e che il Milan vada benissimo e qualcuno dia il merito al presidente del consiglio e e gli chieda perfino di far diventare l’Italia come il Milan, magari.

E dopo, per finire, a Parma, in queste ultime settimane, come si sa, è successo che il sindaco di Parma ha avuto dei problemi con il proprio leader politico che gli ha chiesto praticamente di dimettersi o comunque di rimettere il proprio mandato ai propri elettori o qualcosa del genere e allora, in Italia, probabilmente, se l’Italia in futuro sarà come Parma, io credo che dopo un po’ il futuro presidente del consiglio avrà dei problemi, a continuare il suo incarico, magari, non so, per una sentenza della magistratura o qualcosa del genere, non saprei dire bene.

Che però poi, a pensarci, io, ieri, per dire, c’era una bellissima luce, ero in treno, ero stato a Carpi e tornavo a Bologna da Carpi, ho guardato fuori dal finestrino del treno, ho visto l’Emilia, era così bella, mi veniva da piangere, e ho pensato che, se mi viene da piangere a guardare l’Emilia dal treno che ho cinquant’anni, quando ne avrò ottanta cosa farò?, mi son chiesto, ma non volevo dir quello, volevo dire che con questi governi così disgraziati che abbiamo avuto, abbiamo e avremo, come mai i posti dove abitiamo son cosi belli? volevo chiedermi.

E volevo rispondermi che, non sarà mica per caso per via del fatto che, i governanti, non ci governano loro, ci governiamo da soli?

[uscito lunedì scorso su Left]