15 febbraio – Cesena
Sabato,
15 febbraio,
alla libreria Ubik di
Cesena,
alle 18,
Chiudo la porta e urlo.

Sabato,
15 febbraio,
alla libreria Ubik di
Cesena,
alle 18,
Chiudo la porta e urlo.
Sabato 22 febbraio,
alla libreria Ambasciatori
di Bologna,
alle 12,
Ma io quasi quasi
di Michele Bitossi,
con Michele Bitossi.
Domenica 23 febbraio
al Teatro Nuovo Giovanni da Udine,
alle 11,
Pietroburgo e le avanguardie
Giovedì 27 febbraio,
alla libreria Galla di Vicenza,
alle 18
Chiudo la porta e urlo.
Sono quindici minuti che siamo fermi prima di Milano Rogoredo, e io, cominciava a venirmi il nervoso, ho aperto il quaderno, ho scritto Sono quindici minuti che siamo fermi prima di Milano Rogoredo. Adesso sto meglio.
Una volta ho presentato un libro a una classe delle elementari, dopo 40 minuti un bambino ha alzato la mano ha detto Ma lei… è Paolo Nori o è uno che imita, Paolo Nori? E io ci ho pensato e dopo gli ho detto Un po’ tutte e due.
State bene, una newsletter che, se non ho sbagliato link ci si può iscrivere qua: clic
Questo è un podcast di sei puntate che si intitola A cosa servono i russi, che è scritto e detto da Paolo Nori, che sono io, per Chora media e che si propone di chiarire, alla fine delle sei puntate, a cosa servono i russi. Cioè questo podcast è una domanda che dura, più o meno, 6 per venti minuti 120 minuti, cioè due ore, e una risposta che arriva all’ultima puntata e dura quattro secondi, più o meno. Ecco. Più o meno così.
[Il 24 febbraio sulla App Tim e l’11 marzo su tutte le piattaforme, dovrebbero uscire le 6 puntate del podcast A cosa servono i russi. Vediamo]
10 dicembre 2019, Caserta
Sono a fare spettacolo con il Pisano in un teatro che sta dentro a una casa.
Non un salotto con delle sedie, proprio un teatro, al piano interrato di una villetta a schiera.
Gli accordi economici con il “teatro” sono questi: 50% degli incassi agli artisti, 50% al teatro.
Il biglietto costa 10 euro. Perché ho accettato?
Stasera, alle 18, in salaborsa, a Bologna
E, come scrive Raffaello Baldini, voglio proprio vedere cosa vuole succedere: clic
William Somerset Maugham deve aver detto una volta che ci sono tre segreti, per scrivere un romanzo bellissimo. Purtroppo, deve avere aggiunto, nessuno sa quali siano.
Ci sono ancora due posti nel seminario Ma quello che scrivo io, è bello? a Milano, sabato e domenica prossimi: clic
Oggi invece ho comprato dei mobili che non so bene come si chiamano. Se mi chiedessero Cos’hai comprato? risponderei Eeeehh…
Il corso Trovare la sedia, della scuola Karenin, è cominciato ieri con una poesia di Manganelli.
Scrivi scrivi
se soffri adopera il tuo dolore:
prendilo in mano, toccalo,
maneggialo come un mattone,
un martello, un chiodo,
una corda, una lama;
un utensile insomma.
Se sei pazzo, come certamente sei,
usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada
usali come piume per farne materassi;
o come lenzuoli pregiati
per notti d’amore;
o come bandiere di sterminati
reggimenti di bersaglieri.
[Giorgio Manganelli, Poesie, Milano, Crocetti 2006, p. 184]
Sono andato a vedere una partita del Parma contro il Lecce. Il Lecce aveva il peggiore attacco del campionato, prima di giocare col Parma.
Le ultime due partite aveva perso 4 a 0 contro l’Inter e 4 a 1 contro il Cagliari.
Il resto è qui: clic
In un libro singolarissimo di Mariusz Szczygieł sulla Repubblica ceca, intitolato Gottland, si racconta, tra le altre, la storia di Tomàś Bata, il fondatore del calzaturificio Bata, che nel 1904 scrive, a caratteri enormi, sui muri del suo stabilimento, «UN GIORNO HA 86.400 SECONDI».
E «GLI UOMINI PER PENSARE – LE MACCHINE PER SFACCHINARE».
E «NON DOBBIAMO AVER PAURA DEGLI ALTRI, DOBBIAMO AVERE PAURA DI NOI STESSI».
Qualche anno più tardi, nel 1926, quando Bata è diventato sindaco di Zlín, la città dello stabilimento, e la sua azienda è la più grande della Cecoslovacchia e la Cecoslovacchia è la più grande esportatrice di calzature del mondo, sul muro del suo feltrificio Bata fa scrivere, sempre in quei caratteri giganti: NON LEGGETE ROMANZI RUSSI.
E, sul muro del gommificio: I ROMANZI RUSSI UCCIDONO LA GIOIA DI VIVERE.
[Oggi cominciamo a ragionare di un libro che parla, guarda caso, dei russi]