Ve lo prometto
Gli scrittori che scrivono di scrittori possono produrre facilmente il peggior genere di aborti letterari. Questo lo sanno tutti. Incominciate un racconto con «Craig spense la sigaretta e si avviò deciso alla macchina da scrivere», e non troverete negli Stati Uniti un solo editore che andrà avanti a leggere la frase successiva.
Quindi non preoccupatevi: il racconto che state per leggere sarà una normalissima storia diretta e senza fronzoli che parla di un tassista, di un divo del cinema e di un famoso psicologo per bambini. Ve lo prometto. Ma dovrete avere un po’ di pazienza perché nella storia ci sarà di mezzo anche uno scrittore. Non lo chiamerò Craig, e posso garantire che non risulterà l’unico individuo sensibile tra i personaggi; dovremo però sopportarlo dal principio alla fine, e sarà meglio immaginarselo maldestro e importuno come sono quasi tutti gli scrittori, sia nei romanzi che nella vita.
[Richard Yates, Undici solitudini, traduzione di Maria Lucioni, Milano, Minimum fax 2006, pp. 102-103]