Ve lo prometto

martedì 3 Gennaio 2017

Richard Yates, Undici solitudini

Gli scrittori che scrivono di scrittori possono produrre facilmente il peggior genere di aborti letterari. Questo lo sanno tutti. Incominciate un racconto con «Craig spense la sigaretta e si avviò deciso alla macchina da scrivere», e non troverete negli Stati Uniti un solo editore che andrà avanti a leggere la frase successiva.
Quindi non preoccupatevi: il racconto che state per leggere sarà una normalissima storia diretta e senza fronzoli che parla di un tassista, di un divo del cinema e di un famoso psicologo per bambini. Ve lo prometto. Ma dovrete avere un po’ di pazienza perché nella storia ci sarà di mezzo anche uno scrittore. Non lo chiamerò Craig, e posso garantire che non risulterà l’unico individuo sensibile tra i personaggi; dovremo però sopportarlo dal principio alla fine, e sarà meglio immaginarselo maldestro e importuno come sono quasi tutti gli scrittori, sia nei romanzi che nella vita.

[Richard Yates, Undici solitudini, traduzione di Maria Lucioni, Milano, Minimum fax 2006, pp. 102-103]