Utilizzo dei capitali

domenica 25 Settembre 2011

Gli Oblomov sarebbero stati pronti a sopportare qualsiasi tipo di disagio, si sarebbero abituati anche a non considerarlo un disagio, piuttosto che spendere dei soldi. Anche per questo il divano, in salotto, era tutto macchiato, per questo la poltrona di cuoio di Il’ja Ivanyč era di cuoio solo di nome, in realtà era mezza di fibra di tiglio, mezza di corda: di cuoio ne era rimasto solo un pezzetto sullo schienale, e il resto eran già cinque anni che era andato in pezzi e si era staccato; per questo, forse, le porte erano tutte storte e il terrazzino traballava. Ma pagare, per qualcosa, anche estremamente necessario, d’un tratto, duecento, trecento, cinquecento rubli, sembrava loro quasi un suicidio.
Sentendo che uno dei giovani proprietari dei dintorni era andato a Mosca e aveva pagato per una dozzina di camice trenta rubli, venticinque rubli per degli stivali e quaranta rubli per un panciotto da matrimonio, il vecchio Oblomov si era fatto il segno della croce e aveva detto, in fretta, con un’espressione spaventava, che «un bel tomo così bisognava metterlo in galera subito».
In generale, gli Oblomov erano sordi alle verità politico-economiche sulla necessità di una circolazione rapida e vivace dei capitali, sull’aumento della produttività e dello scambio dei prodotti. Nella semplicità delle loro anime, capivano e praticavano un unico utilizzo dei capitali: tenerli dentro delle casse.

[Ivan Gončarov, Oblomov, capitolo IX, Il sogno di Oblomov, Feltrinelli, in preparazione (esce a febbraio)]