Uno scambio
È uscito il numero di Abitare di Gennaio. C’è dentro un mio racconto che si intitola Uno scambio. Ne è stata però pubblicata una versione che non era quella definitiva, che metto qua sotto (la versione corretta si trova anche sul sito di Abitare:(www.abitare.it/highlights/una-tana-in-montagna/)
Uno scambio
Ci son dei momenti che, per via del fatto che noi, come siamo abituati, siamo abituati a parlare, anche con delle persone con cui non avremmo niente da dire, ci son quei momenti che, anche parlando, finiamo per non dire niente, per esempio quando ci mettiamo a parlare delle città. Com’è Bologna? Rotonda; com’è Milano? Frenetica; com’è Napoli? Vivace; com’è Genova? Genova mi piace molto; com’è Torino? Torino dopo le olimpiadi è un’altra cosa; com’è Piacenza? Piacenza non è Singapore, scriveva Manganelli (1); com’è Bergamo? Ah, Bergamo alta, che meraviglia, e così via.
In quei casi sarebbe utilissimo ricordarsi a memoria delle citazioni, per esempio questa di Chlebnikov (2): C’è un certo goloso e ciccione, a cui piace infilare allo spiedo le anime umane, si diletta un po’ con sibili e scoppi, col vedere le gocce brillanti, cadute sul fuoco, raccoltesi in basso, e questo ciccione è la città. Oppure quest’altra di Manganelli: Ascoli Piceno non esiste.
Ci sono, questi momenti, e succedono, di solito, quando ti trovi vicino a qualcuno col quale, chissà come mai, per il modo in cui siete disposti tu e lui nello spazio, si viene a creare un rapporto di prossimità che tacere, per come ci hanno insegnato, sarebbe maleducato.
Per esempio su un treno, quando quello di fronte a te si mette a guardarti insistentemente con una faccia significativa e tu non puoi fare a meno di rispondere allo sguardo e lui comincia a raccontarti di suo nipote, appena laureato con lode in Scienze delle comunicazioni a Bologna che è proprio bravissimo, ha una testa, laureato con lode e dignità di pubblicazione e fa fatica a trovare da lavorare, e lui gli ha consigliato di andare all’estero, che adesso quella è l’unica strada, la fuga dei cervelli, e a te, a sentire questa espressione, Fuga dei cervelli, viene da pensare alla definizione di Fotografia del dizionario dei luoghi comuni di Gustave Flaubert, che hai appena riletto, e che è questa: FOTOGRAFIA. Spodesterà la pittura, e ti verrebbe da dirlo ma ti trattieni.
Che per come ti hanno insegnato questa cosa non la puoi dire, che potrebbe sembrare che tu prendessi in giro il nipote del tuo compagno di viaggio e invece non lo prenderesti in giro, non lo conosceresti neanche, e allora ti metteresti a parlare, così in generale, delle città, di Bologna, per dire, che è rotonda, e uno se ne accorge di più se abita in periferia, e peggioreresti la situazione, perché a quel signore, che sarebbe magari un maresciallo dell’esercito in pensione, ma forse anche no, la rotondità di Bologna e la differenza tra il centro e la periferia non interesserebbero affatto, a lui interesserebbe suo nipote, ma tu, purtroppo, di suo nipote, non potresti dir niente, dal momento che non lo conosceresti e dal momento che anche tu, come lui, saresti magari impegnato nella tua testa a pensare a qualcosa, per esempio a un racconto che dovresti scrivere per una rivista di architettura su una casa sotterranea costruita in una cittadina svizzera del cantone dei Grigioni, la cittadina di Vals, cittadina già nota negli ambienti dell’architettura per il centro termale, Edificio atemporale e di sobria eleganza diventato luogo di pellegrinaggio per gli appassionati di architettura, come avresti letto su un sito internet di promozione del turismo.
E allora forse gli avresti detto, all’ex maresciallo, che ti sarebbe dispiaciuto che suo nipote fosse laureato con lode e dignità di pubblicazione e che non riuscisse a trovare lavoro, ma che, per motivi tuoi personali che la tua ritrosia ti avrebbe impedito di rendere pubblici, ti sarebbe dispiaciuto ancora di più che il nipote del maresciallo avesse dei problemi economici e fosse alla ricerca di un lavoro, perché avresti preferito che invece fosse di famiglia facoltosa, e che l’ex maresciallo magari non fosse un ex maresciallo ma un magnate, mettiamo, del cioccolato, e che avesse regalato al nipote, come premio per la laurea con lode e dignità di pubblicazione, una casa, una casa nuova, un gioiellino di casa mettiamo nella regione svizzera dei Grigioni, nella cittadina mettiamo di Vals, e che questo ragazzo, per ipotesi, fosse andato a passare in quella casa le sue meritate vacanze e che avesse trovato la casa bellissima e funzionale se non per un piccolo particolare, che a ogni ora del giorno quella casa sotterranea nella valle di Vals fosse circondata da studenti di architettura e esperti di architettura e inviati delle riviste di architettura che avrebbero fatto domande e scattato foto e chiesto interviste e che il nipote dell’ex maresciallo, ora magnate, pur facendo uso di tutta l’abilità retorica attestata dalla recente laurea con lode e dignità di pubblicazione in Scienze delle comunicazioni conseguita presso l’università di Bologna, una delle più antiche università del mondo, va precisato, non sarebbe riuscito a convincere gli interlocutori a mollare la presa, come si dice, e avrebbe abbandonato nel giro di pochi giorni il regalo del nonno magnate e sarebbe tornato a vivere nella sua stanza in affitto a Bologna meditando una fuga prossima e risolutoria in uno stato extraeuropeo.
Ecco, se la storia dell’ex maresciallo fosse stata questa, avresti probabilmente avuto qualcosa da dire, e da ascoltare, ma se la storia dell’ex maresciallo fosse stata quell’altra non avresti potuto fare altro che dispiacerti per suo nipote ma di un dispiacere generico, e comunicargli magari qualche tua impressione ma impressioni generiche, perché tu suo nipote non l’avresti mai conosciuto, e scienze delle comunicazioni non l’avresti mai fatta, e a Bologna ci avresti abitato ma Bologna sarebbe stata una cosa così varia e così complicata che non saresti riuscito a dire altro che delle banalità, così in generale, e alle tue banalità lui non sarebbe stato per niente interessato.
E tutto questo sarebbe successo a dispetto del fatto che uno scrittore, nato a Praga e residente a Parigi, abbia scritto che negli ultimi tempi certe idee alle quali eravamo così abituati hanno cominciato a essere sostituite da altre alle quali ci stiamo abituando, e che passeggiata ha cominciato a essere sostituito da camminata, e che amicizia ha cominciato a essere sostituito da intimità, e che conversazione ha cominciato a essere sostituito da scambio, e che in un mondo globalizzato è importante che la gente si possa scambiare delle idee nuove.
NOTE
1 Giorgio Manganelli (Italia, 1922-1990) letterato, traduttore, giornalista, critico letterario e teorico della neoavanguardia. Scrittore visionario, autore tra gli altri di “Hilarotragoedia”, “Pinocchio: un libro parallelo”, “Sconclusione”, “Centuria, cento romanzi fiume”, “Letteratura come menzogna”, “Agli dei ulteriori”. Le due citazioni sono tratte da “La favola pitagorica”.
2 Velimir Chlebnikov (Russia, 1885-1922) poeta. È uno dei maggiori esponenti del movimento noto col nome di Futurismo russo. Conosciuto per la creazione della “lingua transmentale”, è considerato da Roman Jakobson il maggiore poeta del Novecento. Le sue opere, pubblicate in vita in modo disordinato e incoerente, sono oggetto di recenti ripubblicazioni con criteri filologici rigorosi, la prima delle quali risale al 1986, ad opera di V. P. Grigor’ev e A. E. Parnis. La citazione sono tratte dall’articolo “Noi e le case”.