Un’intervista

venerdì 29 Aprile 2011

[Metto qua sotto una breve intervista a Andrea Giannasi]

1) Glasnost come trasparenza e trasparenza come pubblicità. Partiamo da un punto di riferimento: le pubblicità degli anni venti e trenta del ‘900 sovietico. Cosa rimane di quelle contaminazioni oggi nella nostra società letteraria?

Non so molto, del rapporto tra pubblicità e società letteraria che credo sarebbe, a saperne parlare, un argomento molto interessante. L’unica cosa che mi viene da dire è che uno slogan (o una campagna pubblicataria) e un romanzo (o un racconto o una poesia), anche quando a scriverli è la stessa persona (penso per esempio a Malerba, che ha fatto il pubblicitario e ha scritto dei romanzi che a me sembrano bellissimi) sono generi sostanzialmente diversi tra loro; ho l’impressione che quando scrivi un romanzo, o un racconto, o una poesia, non hai un scopo, o, per meglio dire, hai uno scopo che non sapevi di avere, mentre, credo, quando partecipi a una campagna pubblicitaria, hai uno scopo preciso e il tuo lavoro, le cose che scrivi, sono funzionali a quello scopo. Ma non ho mai lavorato per la pubblicità e può darsi che la mia idea di come si scrive per una campagna pubblicitaria sia un’idea naif e priva di fondamento.

2) Quanto la letteratura russa è stata al servizio della réclame di stato. Quanto la propaganda trasparente del partito unico ha influenzato l’operazione della scrittura?

Anche questa è una domanda che presuppone delle conoscenze della materie Letteratura russa e Stato russo (o sovietico) superiori a quelle che ho io. Non mi è chiaro, tra l’altro, il concetto di propaganda trasparente. Vorrei però dire che la letteratura russa del novecento ci ha consegnato degli esempi di anticonformismo e di antistatalismo che a guardarli si resta ammirati.

3) Pensiamo al nostro rapporto con la pubblicità in tutta la sua sfavillante polisemia: un rapporto tutt’altro che innocente. Ad uno scrittore cosa serve di più: la Pubblicità o la Trasparenza?

Per scrivere un libro credo non serva la pubblicità, e non ho bene idea in che senso dovrebbe servire la trasparenza. Ho l’impressione che per scrivere un libro, un romanzo, per esempio, serva la disperazione, prima di tutto.

4) Paolo Nori e la trasparenza. Cosa è e cosa è stata per lui la Glasnost?

La Glasnost’ per me è, insieme a Perestrojka, una delle parole d’ordine di Michail Gorbačëv, che è un politico molto popolare in occidente e per niente popolare in Russia. La politica di Gorbačëv, dal punto di vista dei russi, che, per un certo periodo, Gorbačëv avrebbe dovuto governare, è stata una politica fallimentare; anche Glasnost’ (e Perestrojka) suonano, quindi, come due parole fallimentari. Potremmo tradurle, anziché, rispettivamente, trasparenza e ricostruzione, fallimento e distruzione.