Una presentazione
È una lettura comparata di dodici libri, dal Repertorio dei pazzi della città di Palermo di Roberto Alajmo, al Repertorio dei matti della città di Parma, a cura di Paolo Nori, che sono libri dove per matto si intende quel che dice Giorgio Manganelli in un saggio dove spiega perché ha cominciato a scrivere, e dice che ha cominciato perché non era capace di allacciarsi le scarpe, e dice che, per quelli che scrivono, il matto è un po’ un esempio da imitare, la figura archetipa: “È ovvio che non si valuta un matto: non si dice “costui è un matto ‘bravo”, non ci sono matti migliori di altri; un matto è un capolavoro inutile, e non c’è altro da dire», scrive Manganelli, e una delle cose che è saltata fuori dal lavoro su questi repertori, è il fatto che i matti di Bologna, e quelli di Parma, per esempio, sono dei matti completamente diversi; è come se fare il matto a Bologna e farlo a Parma volesse dire fare due mestieri diversi, con delle sintassi diverse, uno sguardo sul mondo diverso, delle possibilità diverse, e tante altre cose.
[Domenica 3 settembre, alle ore 11.30, presso l’Archivio-Museo CSAC, all’Abbazia di Valserena, in Strada Viazza di Paradigna, 1, a Parma, dentro il Festival Tutti matti per Colorno, ci sono I repertori dei matti delle città di Bologna, Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Andria, Livorno, Reggio Emilia, Lucera e capitanata e Genova con particolare riferimento al Repertorio dei matti della città di Parma]