Una bestia

giovedì 15 Settembre 2022

Achmatova, dopo la guerra, era straordinariamente popolare. Aveva letto le sue poesie patriottiche per radio, si lavorava a una nuova edizione delle sue opere, era all’apice di una fama che durava ormai da più di vent’anni.
Quando leggeva in pubblico, spesso presentata da Boris Ejchenbaum, era molto ammirata.
Nell’aprile del 46, dopo una lettura nella sala delle colonne dell’università di Mosca, il critico Vilenkin nota che, mentre leggeva l’Achmatova, il pubblico respirava all’unisono.
Sono stato anch’io, qualche volta, parte di un pubblico simile; un pubblico che, per l’incanto di quel che arriva dal palco, si trasforma in un’unica bestia.
È la sola occasione in cui mi piace essere parte di una bestia: respirare all’unisono, rispondere, docile, agli ordini, misteriosi, di una poesia.
Dopo la lettura di Mosca ci sono dieci minuti di applausi.
Ejchenbaum si congratula con Anna Achmatova per l’accoglienza che riceve ovunque e lei gli risponde «Non mi piace. Ma soprattutto non piace a loro».
Aveva ragione.

[Vi avverto che vivo per l’ultima volta, in preparazione (nell’immagine, il ritratto di Petrov-Vodkin di Anna Achmatova e del figlio Lev Gumilev)]