Un vantaggio o una mancanza?

mercoledì 24 Aprile 2013

la malattia mortale, kierkegaard

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La disperazione è un vantaggio o una mancanza? Da un punto di vista puramente dialettico è l’una e l’altra cosa. Se ci si volesse fermare sul pensiero astratto della disperazione, senza considerare lo stato di una persona disperata, si dovrebbe dire: è un vantaggio immenso. La possibilità di questa malattia è il vantaggio dell’uomo di fronte all’animale; e questo vantaggio lo distingue in tutt’altro modo che non l’andatura eretta, poiché indica ch’egli è infinitamente eretto ed elevato, cioè che è spirito. La possibilità di questa malattia è il vantaggio dell’uomo di fronte all’animale; rendersi conto di questa malattia è la prerogativa del cristiano di fronte al pagano; esser guarito da questa malattia è la beatitudine del cristiano.
Quindi è un vantaggio infinito poter disperare; eppure esser disperato non è soltanto la maggior disgrazia e miseria ma è la perdizione. Tale non è, di solito, il rapporto fra possibilità e realtà: se è un vantaggio poter essere questa o quella cosa, è un vantaggio ancora maggiore esserlo: infatti l’essere, in rapporto al poter essere, è come un salire di grado. Quanto alla disperazione, invece, l’essere rispetto al poter essere è come una caduta: tanto è infinito il vantaggio della possibilità, quanto è profonda la caduta. Quindi, riguardo alla disperazione, lo stadio più alto è il non essere disperato.

[Søren Kierkegaard, La malattia mortale, a cura di Cornelio Fabro, Milano, SE 2008, p. 18]