Un procedimento

mercoledì 19 Dicembre 2018

Ho visto una puntata di una serie televisiva, ho visto un po’ di puntate di serie televisive, in questi giorni, ma ne ho appena vista una brillante, dove c’erano dei dialoghi divertenti, e mi è venuto da pensare che il modo migliore, per scrivere un dialogo divertente, è farlo che non sembri, divertente.
Come Bazarov quando va per rane, in Padri e figli, con due ragazzini figli di contadini:
“A cosa ti servono le rane, signore?” gli chiese uno di quei ragazzini.
“Ascolta”, gli rispose Bazarov, che aveva il dono particolare di ispirare fiducia alla gente del popolo, anche se non la adulava mai e la trattava con noncuranza, “io la rana la taglio, e poi guardo cosa succede lì’ dentro; e siccome io e te siamo anche noi rane, solo che camminiam sulle gambe, io saprò anche cosa succede dentro di noi.”
“E a cosa ti serve?”
“Mi serve per non sbagliarmi se ti ammali e ti devo curare.”
“Ma sei un doctore?”
“Sì.”
“Vas’ka, scolta, il signore dice che io e te siamo delle rane. Che strano.”
“A me mi fan paura, le rane,” osservò Vas’ka, un ragazzo di sette anni con una testa bianca come il lino, con un casacchino grigio con il colletto alzato e a piedi nudi.