Un po’ più difficile da interpretare

lunedì 7 Settembre 2015

Tzvetan Todorov, Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro

Per il lettore comune La Rochefoucauld è innanzitutto l’autore di alcuni brillanti aforismi, che non smettono di destare stupore a molti secoli dalla loro stesura. «Siamo tutti abbastanza forti per sopportare i mali degli altri». «Né il sole né la morte si possono guardare intensamente». «Si preferisce parlar male di sé stessi piuttosto che non parlarne affatto». È ammirevole l’estrema concisione dello stile, lo sguardo disincantato del moralista; La Rochefoucauld è l’incarnazione dello spirito e dell’arte di stampo classico. Ma quest’ammirazione ha il suo rovescio, che in Francia trova sostegno nella lunga tradizione di lettori per i quali la parola «sistema» costituisce un’offesa, soprattutto quando è rivolta a uno scrittore brillante. Fortunatamente, dicono, Montaigne non è sistematico, né Pascal, né Rousseau. Ancor meno La Rochefoucauld, autore di frammenti folgoranti. Lui stesso incoraggia questa interpretazione, descrivendo le proprie massime come «un ammasso di pensieri sparsi, ai quali non è ancora stato dato ordine, né inizio, né fine».
Bisogna intendersi sul significato delle parole. Se con «sistema» pensiamo a un concatenamento rigoroso e monolitico di premesse e di conseguenze, come si potrebbe trovare in un manuale, i moralisti francesi non sono molto sistematici. Se invece intendiamo che la loro opera è animata da un’idea che occorre riconoscere e descrivere per comprendere il significato di ciascuna espressione, allora, sì, appartengono tutti a un pensiero sistematico. Ciò non impedisce loro di essere complessi e sfumati, di provare interesse per le contraddizioni del mondo che cercano d’interpretare, di far emergere le proprie tensioni più profonde.
Lo stesso discorso vale per La Rochefoucauld. È vero che alcune delle sue frasi sembrano avere l’effetto di un mero gioco di parole, in cui prima di tutto è importante la forma paradossale del pensiero o il suo andamento inconsueto; che altre non sono originali, ma ricavate dagli autori contemporanei o dai predecessori; rimane il fatto che, in sostanza, l’opera di La Rochefoucauld ci pone di fronte a un pensiero coerente e profondo. Egli non è caotico né imprevedibile più degli altri grandi pensatori, è soltanto un po’ più difficile da interpretare, perché particolarmente conciso.

[Tzvetan Todorov, Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro, traduzione di Emanuele Lana, Milano, Garzanti 2011, pp. 327.328]