Un pacco postale
Tra le piccole gioie che rallegrano la nostra esistenza, ricevere un pacco postale, diciamolo apertamente, è senz’altro tra le più grandi. Ecco perché in ogni casa esistono persone che al mattino, tra le undici e l’una e mezzo, vanno continuamente alla finestra e guardano in strada, in apparenza per far riposare la vista, in realtà per spiare l’arrivo del furgone giallo delle Poste. Poche persone per ogni casa, s’intende, ma che in una strada lunga arrivano forse a un centinaio, in una città intera a diverse migliaia, e in tutte le città del mondo migliaia di migliaia, milioni direi. Milioni e milioni di persone affacciate alle finestre sognano che un giorno il furgone giallo delle poste si fermi davanti a casa loro, che il campanello squilli e il fattorino dei pacchi postali si presenti inaspettatamente davanti alla porta: «Prego, signor Taldeitali, qui c’è un pacco per lei», un regalo del destino da Regensburg oppure dal Cile o chissà da dove, da parte di un prozio materno da tempo scomparso. Un pacco nemmeno raccomandato (per ingannare i ladri), avvolto nella solita carta grigia e anonima, pieno di tesori e meraviglie. Eh, sì…
[Reiner Zimnik, Lektro, traduzione di Vincenzo Loriga, Milano, Salani 2000, p. 63-64]