Un orzaiolo

sabato 19 Marzo 2011

Non c’è sapone nelle saponiere, nei bagni del teatro. C’è la doccia. Gli attori, mi vien da pensare, sudano, delle volte. E nell’occhio, dentro lo specchio, c’è un orzaiolo.
Era poi un orzaiolo.
Quando penso a un orzaiolo, penso sempre all’occhio del diavolo.
La verginità di una giovane è come un orzaiolo nell’occhio del diavolo, c’era scritto in un cartello all’inizio di un film di Bergman. Li ho visti tutti in un mese, i film di Bergman, uno dopo l’altro.
Ce n’era uno, Come in uno specchio, che metà del film ho pianto come una vite tagliata. Avevo ventiquattro anni. Ero lì, sul divano, nella sala della casa di mia nonna, sala che era stata una stalla, aveva ancora il soffitto a volte delle stalle, ero lì, sul divano, da solo, che guardavo questo film di Bergman e piangevo come una vite tagliata.
È uno dei ricordi più belli della mia giovinezza.
Dopo, sul palco, il 17 marzo del 2011, con una banda di quaranta elementi e la bandiera italiana proiettata sul fondo, io a metà dello spettacolo, lì seduto in un angolo, sul palco, scoppio a ridere perché penso che è stupefacente, che mi chiamino a me sul palco di un teatro comunale in occasione del centenario dell’Unità dell’Italia e mi lascino dire quello che voglio.