Un muro russo

venerdì 15 Gennaio 2016

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Io mi ero precipitato verso il ponte per andare a chiamare Luka, e in quel momento l’avevo visto che correva verso di me, e dietro di lui tutto il nostro artel’, come un branco di rivoltosi, e ciascuno con lo strumento che aveva a lavorare, chi con un piccone, chi con una zappa, tutti correvano per proteggere il nostro sacrario… quelli che non erano entrati sulla barca e che non avevano trovato un mezzo per raggiunger la riva, si erano buttati in acqua dal ponte tutti vestiti, direttamente com’erano a lavorare, e uno dietro l’altro s’eran messi a nuotare nell’acqua fredda. Non immaginate nemmeno il terrore che si provava a pensare come sarebbe andata a finire. Le guardie erano una ventina, e benché fossero armate come si deve, i nostri erano più di cinquanta, e tutti animati da una fede ardente e eloquente, e nuotavan nell’acqua come tante foche, e anche a dargli delle botte in testa non ci avrebbero fatto caso, e avrebbero tutti raggiunto la riva per riprendere il loro sacrario e d’un tratto, così com’erano, bagnati fradici, si eran messi a correre e sembravano un muro vivente e indistruttibile.

[Nikolaj Leskov, L’angelo sigillato, in Tre giusti, esce in febbraio per Marcos y Marcos]