Un matto del canton Ticino
Se io sapessi, mia cara e fedelissima a amica, in quali condizioni fisiche Ella oggi si trova, se è stanca o imperturbabilmente tranquilla, mi accosterei a Lei con una misteriosa preghiera, fervida e folle, colma d’amore e desiderio, come il canto dell’usignolo tra i cespugli lontani lungo la strada, quando chiama l’amata. Poiché tuttavia ignoro come Ella stia, amabilissima demoiselle, non oso chiedere . La domanda, perché nella mia lettera c’è o deve esserci una piccola question, la domanda, amabilissima dame che sarà seduta in una poltroncina azzurra quando questa lettera la raggiungerà, la domanda, donna e amica dolcissima, e un sorriso vedo schiudersi sulla sua bocca di cerasa e scoprire i denti di perle, la domanda, per essere breve come sempre (la mia concisione è stata paragonata agli ordini di servizio di Napoleone), oh preziosissima tra tutte le grazie femminili che conducono il loro gioco su questa terra senza Dio, per essere breve come sempre e come ho già detto, la domanda, mia stimatissima, è la seguente: anzi no, mi comprometterei troppo, preferisco tacerla. E pur tuttavia Ella deve conoscerla: ovvero (la parola secca sulle mie labbra, l’inchiostro sulla penna, perché temo il repentino, nervoso scalpiccio delle piccole, oh, tanto piccole scarpette di seta che vestono un hu, hu, piede, piedino, pieduccio ancora più piccolo eppure così amabile, he, he, così rosato), ebbene, soavissima dea, quale nome delle divinità greche è il suo preferito, Giunone, Minerva (pardon, queste sono romane), allora Era, Afrodite, Ebe o l’intelligente Atena in armi? E dunque, dea, mia dea che sempre protegge me solo con i suoi riccioli biondi, la domanda che devo porre (ma è poi una domanda?), ormai sto per dirla, la domanda è questa:
quando verrà?
Oh, non vada in collera, anche se il Suo cuore, talvolta così duro, dovesse tremare dalle fondamenta. Perché io sono sempre stato il servitore umilissimo di Vostra Grazie e il mio amore, che grida vendetta al cospetto di Dio, non è confrontabile con un elefante che potrebbe avvertire la necessità di strombazzare il suo dolore all’eterna volta celeste.
E dunque, oh ma très chère et si belle, riceva la dichiarazione d’amore del Suo
Suddito e servitore
Sempre, in ogni momento, eternamente
Riconoscente, sottomesso e devotissimo
Friedrich Karl Glauser (poeta)
[Dal Repertorio dei matti del canton Ticino, esce in ottobre]