Un inizio

mercoledì 12 Ottobre 2011

Un po’ di tempo fa, forse sei mesi fa, forse un anno fa, mi hanno chiesto, dalla libreria Coop Ambasciatori, qui di Bologna, di presentare un libro. Il libro si intitolava La mia prima bicicletta e era fatto da degli scrittori, da dei giornalisti, da degli studiosi, da degli scienziati, da dei professori universitari che raccontavano della loro prima bicicletta e di come avevano imparato a andare in bicicletta e la cosa abbastanza strana, per me, era che loro, quasi tutti, si ricordavano esattamente com’era la loro prima bicicletta e com’era stato quando avevano imparato a andare in bicicletta; c’era qualcuno che si ricordava di tutte le sue biciclette, ne aveva avute sei, nella sua vita, e le sapeva distinguere come per nome, che è una cosa che io, se dovessi dire le biciclette che ho avuto, non saprei indicare un numero nemmeno approssimativo; io devo aver avuto delle biciclette che mi sono durate tipo dieci giorni, faccio fatica a ricordarmi la penultima, figuriamoci la prima, la mia prima bicicletta non so neanche com’era pitturata, come si dice a Parma per dire che di una cosa non si sa neanche com’era pitturata. C’era qualcuno, di quegli scrittori, di quei giornalisti, di quegli studiosi, di quegli scienziati, di quei professori universitari, che le sue biciclette le aveva conservate tutte, come a crearsi una specie di cicloteca privata, che è una cosa ammirevole e un po’ perecchiana, nel senso che è nello spirito di Georges Perec, scrittore francese del secolo scorso che voi conoscete molto meglio di me, come si usa dire in questi consessi.

[Inizio del discorso sui libri che si conservano da leggere domani alla Biblioteca di Discipline Umanistiche
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna]