Un angolo

martedì 9 Settembre 2014

scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è della gente che ha in mente di scrivere per degli anni, o per dei decenni e che, per degli anni o per dei decenni, ha in qualche angolo della testa l’idea che prima o poi scriverà un romanzo, ed è un’idea che li fa star bene, e c’è questa gente che quando viene il momento di mettersi lì davvero a scrivere quel romanzo che sono degli anni o dei decenni che pensa di scrivere, pur di non scriverlo, quella gente lì si inventano tutte le cose possibili e immaginabili per frustrare quella spinta lì a scrivere, non so perché, forse perché poi dopo, quando l’hai scritto, un romanzo, non ti puoi più rifugiare in quell’angolo lì della testa dove ti dici che prima o poi scriverai un romanzo che si sta così bene, a dirsi così.
Solo che se l’hai già scritto, il romanzo, non puoi dirti che lo scriverai, l’hai già scritto, devi trovare un altro angolo in cui rifugiarti che si fa fatica, a trovarli, quegli angoli lì.
Allora forse se tu fallissi, se tu rinunciassi, sarebbe forse anche meglio, che poi tanto, alla fine, anche se ci riuscissi comunque sarebbe inutile, che tanto comunque il mondo è corrotto, che gli altri, loro, tu sei da solo, e loro son tutti, ti vien da pensare continuamente anche se qualche anno fa, per esempio, hai letto un libro di René Girard che si intitola Menzogna romantica e verità romanzesca che dice che i romanzi servono a quello, per smascherare la menzogna romantica che dice che tu sei da solo e loro sono tutti, che invece non è vero, e la cosa vera sarebbe che tu sei da solo e loro son da soli anche loro, è la verità romanzesca secondo Girard, se hai capito quel libro lì di Girard.
Eppure, pur avendo letto quel libro lì di Girard e pur avendo l’impressione di averlo anche capito, io, per esempio, nel corso della scrittura di questo libretto, un lunedì mattina mi son seduto al tavolo, stavo per cominciare a scrivere, ho sentito una voce, dentro la testa, che mi diceva «Ma cosa vuoi scrivere? Ma chi ti credi di essere, a voler scrivere? Ma non ti rendi conto che sei solo una merda e che non hai nessuna speranza di essere altro?». E mi sono fermato, nella scrittura, ho fatto due conti, ho pensato che eran diciassette anni, che sentivo quella voce lì.

[Scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti, pagine 156-157]