Tutto tranne che il liscio (4-5)
Apro una parentesi, brevissima: Questa canzone, secondo me, ogni tanto salta fuori il dibattito sull’inno nazionale, questa canzone, che noi Italia un po’ la snobbiamo, sentirla fuori dall’Italia uno si accorge che questa è la vera canzone che dovrebbe diventare l’inno nazionale. A me piacerebbe moltissimo, un giorno, magari non tanto lontano, vedere i giocatori della nazionale che, una mano sul cuore, al centro del campo cantano: Buongiorno Italia gli spaghetti al dente, e un partigiano come presidente, con l’autoradio sempre nella mano destra e un canarino sopra la finestra, e ho paura che non succederà mai, chiusa la parentesi.
C’era, allora, dicevamo, questo conflitto tra Emilia e Unione Sovietica, che è stato un conflitto che, in un certo senso, si è sanato con un viaggio che ho fatto, nel 1995, un viaggio in macchina, una citrone 2 cavalli grigia e nera, sono partito da Basilicanova, sono arrivato a San Pietroburgo, ci ho messo quattro giorni, e dopo quel viaggio, ho l’impressione, non so, io per molto tempo mi sono occupato della Russia, e le cose di cui ti occupi in un certo senso ti occupano, e le componenti emiliane che abitavano dentro di me e le truppe sovietiche che erano entrate dentro di me in forma, come dire, di occupanti, io ho l’impressione che dopo quel viaggio è stato come se avessero firmato una specie di armistizio, è stato un viaggio stupefacente, è durato quattro giorni e ne parliamo magari domani.
[Si sente qui]