Tutto tranne che il liscio (3-2)

mercoledì 3 Giugno 2009

Era un bar, il bar Riviera, che più o meno la clientela eran tutti gente normale, meccanici, falegnami, elettricisti, muratori quelli un po’ più su d’età, e quelli più giovani eran figli di meccanici, falegnami, elettricisti, muratori.
Il condominio, che era quello dove abitava Nadir, l’aveva costruito mio babbo, e l’aveva chiamato condominio Riviera, allora per quello il bar si chiamava, e si chiama, Bar Riviera, che è un nome un po’ strano, per un bar della periferia sud di Parma, però a me piaceva, mi ci ero abituato.
E in quel periodo, nell’ottantotto, mi sembrava che si fosse placata quella febbre dell’oro che avevo trovato nell’ottantacinque, stavo benissimo, avevo solo qualche problema per il fatto che io, che passavo praticamente metà delle mie giornate nel bar, mi piaceva anche leggere, e tra i frequentatori del bar non è che si potesse tanto parlare di letteratura, neanche con Nadir.
Una volta, eravamo stati alla festa dell’unità, e io nella bancarella dei libri avevo trovato un libro di Sciascia, mi piaceva molto Sciascia, all’epoca, e Bulgakov, erano i miei due scrittori preferiti, avevo ancora in testa questa idea che adesso mi fa un po’ senso degli scrittori preferiti, avevo trovato un libro di Sciascia che non avevo mai letto, un’intervista con un francese che si intitolava La Sicilia come metafora, e l’avevo comprato.
Quando eravamo tornati al bar avevo appoggiato il libro sul tavolino e ci eravam messi lì fuori io e Nadir a guardare la gente, che è una cosa che mi piaceva e mi piace tantissimo ancora. A un certo punto era arrivato un nostro amico, che abitava anche lui nel condominio Riviera, e si chiamava Luca, e era l’allenatore della squadra di calcio Bar Riviera, campionato amatori, e Nadir, mi ricordo, l’aveva salutato con un gesto della testa, e poi, facendo segno, sempre con la testa, al libro che era sul tavolino aveva detto: C’è della gente qua che vogliono fare gli intellettuali.

Però, insomma, tutto sommato, quello lì è stato un periodo, da un certo punto di vista, bellissimo. Ho passato praticamente sei mesi seduto al tavolino del bar Riviera a guardare quel che succedeva e succedevan di quelle cose. Al venerdì sera c’era un ragazzo, che di mestiere faceva il facchino, arrivava al bar il venerdì sera con un sorriso, si vedeva benissimo che gli sembrava incredibile, avere davanti a sé due giorni interi senza dover fare il facchino. E la cosa bellissima era che era una cosa, incredibile, che succedeva puntualmente tutte le settimane il venerdì sera intorno alle ore 18.

[Si sente qui]