Trepidismo, vibrismo, planismo, serenismo

mercoledì 9 Maggio 2018

Se pensiamo al numero di nuove scuole artistiche, nessun periodo della storia europea è paragonabile ai primi decenni del novecento. Sergej Djagilev, il fondatore dei Balletti russi, fine osservatore della vita artistica in Europa e in Russia nel corso di questi anni, descrive così tale ritmo vertiginoso: «Il futurismo e il cubismo non sono ormai altro che preistoria. Bastano tre giorni affinché uno venga considerato pompier. Il mototismo succede all’automatismo che porta al trepidismo e al vibrismo, che ben presto non esistono più, perché nascono il planismo, il serenismo, l’esacerbismo, l’omnismo e il neismo»». Altri non conoscono la medesima ironia: per distinguersi dai futuristi di Marinetti, Chlebnikov inventa un calco russo traducibile con «avveniristi»; Larionov, intenzionato a rompere con il gruppo futurista russo, si autodesigna come «avvenista». Quello stesso anno fonda anche il «tuttismo», superamento ultimo del futurismo.

[Tzvetan Todorov, L’arte nella tempesta, traduzione di Emanuele Lana, Milano, Garzanti 2017, p. 157]