Tre casi
Io, quando una cosa non mi piace, non so, un libro, o una canzone, o un film di cui parlano tutti e che tutti dicono che sono un libro, o una canzone, o un film bellissimi ecco, io, se li leggo, o li ascolto, o li guardo e poi non mi piacciono, io devo dire che quando poi lo dico, o lo penso, «Non mi è piaciuto», io c’è una specie di piccola, infantile, stupida soddisfazione, come se fosse un pregio, il fatto che quel libro, o quella canzone, o quel film, non mi piacessero, come se indicasse una certa mia superiorità rispetto alla massa che, essendo massa, è della gente che han delle teste che non le mangiano neanche i maiali, è come se pensassi quando dico, con una punta di soddisfazione «Non mi è piaciuto».
Invece, con tutta la mia misantropia, che un po’ misantropo forse lo sono, io devo dire che quando una persona non mi piace, non so come dire, un po’ mi dispiace.
Come se fosse una sconfitta.
Come se fosse un po’ colpa mia.
Non so se si capisce.
Be’, Zambrelli, secondo me, non era colpa mia, era proprio lui, che era Zambrelli.
[Da Fare pochissimo]