Skrjabin

sabato 6 Dicembre 2008


Oggi, per radio, ho sentito che citavano Skjabin, mi è venuto in mente un pezzo del convengo multimediale in forma di commedia musicale intitolato Lunga, la strada, e sottotitolato Chi era, Aleksanrd Vertisnkij?, nel quale (in sintesi) tre slavisti che non sono riusciti a farsi valere come slavisti portano in giro per l’Italia un loro amico che neanche lui è riuscito a farsi valere come slavista, anzi, è praticamente impazzito nel corso della stesura della sua tesi di laurea (su Aleksandr Vertinskij), e lo esibiscono come caso clinico.

Il pezzo che tratta di Skrjabin è questo (la commedia era diretta da Gigi Dall’Aglio, con Mauro Gioia, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Romano e la parte del conferenziere la facevo io, il pezzo è un po’ lungo, ma neanche tanto):

Il pianista si alza, guarda il pubblico, guarda se gli altri sono proprio usciti, guarda ancora il pubblico:

Pianista: Se posso proferire verbo anch’io… vorrei proferirlo…

Si volta a guardare dietro la spalle

Forse persiste qualcuno tra voi che a dispetto dei dotti argomenti dei miei sodali concepisce dei sospetti sul fatto che Daniil Charms o Nina Berberova siano i più grandi poeti del secolo scorso. Ebbene, chi concepisse questi sospetti sarebbe nel giusto, dal momento che il più grande poeta russo del secolo scorso, sappiatelo, gentili signori, non è né una poetessa né un poeta, è un compositore si chiama Aleksandr Skrjabin, fuori trovate questo cd con tutta la musica di Skrjabin eseguita da Fabrizio Romano per la R Records nove euro e novantanove, e che sia il più grande poeta del novecento è dimostrato dal fatto che costui, Aleksandr Skrjabin, nel 1894, a soli ventidue anni, scriveva questo, e lo suonava con la sola mano sinistra.

Si siede al piano, e illuminandosi la mano sinistra con una torcia che tiene nella destra, esegue il pezzo di Skrjabin. Sulla fine del pezzo entra il conferenziere che si toglie i guanti macchiati di sangue e il grembiule macchiato di sangue e impiazza il salotto.

Conferenziere: Skrjabin. (Indicando il pianista) Non so se ve l’ha detto, ma lui, Fabrizio, ha fatto la tesi su Skrjabin. Allora anche noi, Donatella Mauro e io, siamo un po’ degli esperti anche noi, di Skrjabin. Ci ha fatto venir due maroni, Fabrizio, con Skjabin. Skrjabin, la prima cosa, di Skrjabin, che lui è nato per Natale e per l’Epifania. All’epoca, nel 1871, in Russia c’era un calendario diverso, il calendario Giuliano, c’erano dodici giorni di differenza, prima che Lenin, con grande lungimiranza, scegliesse anche per la Russia il calendario gregoriano. Allora poi dopo la rivoluzione chi era nato quel periodo lì aveva due date di nascita quella giuliana, 25 dicembre 1871, nel caso di Skrjabjin, Natale, e quella gregoriana, 6 gennaio 1872, Epifania. Dopo, andare a veder quando è morto, Skrjabin, è morto per Pasqua. Allora già uno dice Ma questo Skrjabin. Aspetta. [esce]
[rientra] Skrjabin, anche se era un mistico, che pensava che l’arte avrebbe cambiato il mondo, ma non l’arte in generale, il mistero che stava scrivendo quando è morto, è morto di un brufolo qua, sul labbro, lui stava scrivendo questo mistero che credeva che quando sarebbe stato eseguito, ai piedi dell’Himalaja, il mondo sarebbe cambiato completamente. Che magari aveva anche ragione, solo che poi gli è venuto un brufolo, è morto. [esce]
[rientra] Be’, anche se era così mistico, Skrjabin la sua musica era molto considerata, in Unione Sovietica. Un critico, il signor Rekemčuk scrive, negli anni sessanta: Notiamo che la musica di Skrjabin viene associata più di qualunque altra alle occasioni di celebrazioni cosmonautiche. Ce ne sarebbe da dire, di Skrjabin. Quand’era giovane lo chiamavano Lo Chopin russo. Che a lui a Skrjabin non gli piaceva perché lui diceva Chopin a me piace, ma io sono Skrjabin e basta. Era un po’ presuntuoso, si potrebbe pensare. [esce]
[rientra] Lui Skrjabin era convinto che se si fosse sforzato davvero sarebbe riuscito a volare. Una volta, sul lago di Ginevra, ha provato a camminare sulle acque. Solo che non c’è riuscito, allora la predica ai pescatori l’ha fatta stando sulla riva. Venite qua, gli ha detto. Skrjabin, si potrebbe fare un’altra conferenza, su Skrjabin e magari verrebbe fuori anche più interessante di quella su Vertinskij. Magari tra qualche anno Fabrizio va giù di testa anche lui, facciamo una conferenza anche su di lui.

Pianista: Come?

Conferenziere: Eh?

(si guardano)

Conferenziere: Lo vestiam come Skrjabin, coi baffi. Skrjabin aveva i baffi. A manubrio. Solo è difficile, perché Fabrizio l’ha finita, la tesi. Laureato con lode. Anche Donatella, laureata con lode. Anch’io, laureato con lode. Difatti si vede che bel mestiere che abbiamo trovato.

Entra da dietro le quinte l’infermiera con un grembiule sporco di sangue e una mela in mano.