Sineddoche (2)
E tuttavia la retorica ha i suoi privilegi, altrimenti niente letteratura, niente esami di maturità. “Dai fori cadenti”, “Ahi serva Italia!”, “Chiare, fresche e dolci acque”; senza queste chicche, Manzoni, Dante, Petrarca sarebbero dei poveri saltimbanchi, e non quei geni tutelari della toponomastica che sono diventati, protettori di piazze, viali, circonvallazioni, pieni di tram, di autobus, di banche e di signori con gli occhiali. Dunque questa sineddoche ha qualche diritto ad esser presa per buona. A ben vedere, qui le sineddoche si sprecano. Perché, che cosa è il Mondo di cui, tramite i giovanotti, noi, incluso Giorgio Manganelli che è un po’ stupito e si sente spintonato dalla Storia, noi siamo diventati i campioni? Sono io, ad esempio, campione anche in Birmania, o mi riconosce solo il Surinam?
È vero che la Nuova Zelanda farà una serie di francobolli con la mia faccia, tanto ammirata dai filatelici, in cui vengo indicato, con ulteriore sineddoche, come Italia e campione? Perché, se ce l’hanno i calciatori, non vedo perché non tocchi anche a me un po’ di sineddoche. Ad esempio, con le mie conoscenze, potrei rappresentare il sistema solare, incluse alcune comete rigorosamente puntuali, e certamente come tale potrei aspirare a banchetti alla Casa Bianca, al Cremino, e il Santo Padre mi direbbe: «Ah, è lei il sistema solare? La riverisco, si segga, la prego». Io, che non sono il tipo che si monta la testa, sorriderei modesto, con quella semplicità che mi rende popolare, e nemmeno pretenderei chiassi notturni il giorno che battessi – a che cosa? non so giocare a niente – il signor Tal dei Tali, sineddoche della nebulosa di Andromeda. Intanto io, che nemmeno accarezzo i cani per paura che mi mordano, mi trovo, così, grazie a gente che nemmeno mi conosce, una Figura Rappresentativa, un Campione. Tutto per via di sineddoche; perché non accarezzare la retorica? Mica morde?
(Giorgio Manganelli, Improvvisi per macchina da scrivre, op. cit., p. 94)