Siamo tutti un po’ squinternati

martedì 13 Giugno 2017

L’idea di mettere insieme un “Repertorio dei matti” è nata proprio a Genova, due anni fa, in occasione di un seminario di letteratura: è rimasto colpito dal modo di parlare dei genovesi, che le sono sembrati un po’ squinternati. Perché?

In un romanzo di Matteo Galliazzo, Il mondo è parcheggiato in discesa, si racconta che, quando a Genova hanno aperto il MacDonald’s, ai ragazzi che stavano alle casse avevan dato le istruzioni che davano a tutti i ragazzi delle casse di tutti i MacDonald’s del mondo, cioè di sorridere, e i genovesi, racconta Galliazzo, questa cosa che i ragazzi che stavano alle casse del MacDonald’s sorridevano non gli piaceva tantissimo: «Ben ma, – pensavano i genovesi, – perché sorridono, prendono per il culo?». Allora sembra che dalla direzione del MacDonald’s sia partita una dispensa per gli impiegati del MacDonald’s di Genova, che poi era l’unico MacDonald’s al mondo dove non ti sorridevano. Credo che i genovesi mi sembrino squinternati perché sono diversi, da me, e credo che un genovese che venisse a Parma, io sono di Parma, troverebbe squinternati i parmigiani (ho curato il Repertorio dei matti della città di Parma e ne abbiamo trovati, un po’, di squinternati parmigiani).

Genova, però, non è stato il punto di partenza. Il primo libro della serie ha toccato Bologna. Poi Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Livorno, Andria, Reggio Emilia, Lucera… Una bella galleria di personaggi, che certo si arricchirà ancora nei prossimi mesi, ma che le consente probabilmente già di dare una risposta a questa domanda: chi sono gli “squinternati”?

Il capostipite è un libro di tanti anni fa di Roberto Alajmo, Il Repertorio dei pazzi della città di Palermo; Alajmo diceva che, come c’è, in ogni città, una guida dei ristoranti, dovrebbe esserci anche un repertorio dei matti; con Marcos y Marcos l’abbiamo preso in parola e stiamo continuando la sua ricerca in tutta Italia. Su chi siano gli squinternati, rimando alla prossima risposta.

Ci sono specificità particolari, nei matti di ogni città. Ma quali sono i tratti che definirebbe comuni?

Giorgio Manganelli dice che «un matto è un capolavoro inutile», e i tratti comuni per me sono questi: la meraviglia e l’inutilità.

 
E quali sono le caratteristiche dei matti di Genova?

 Mi vien da pensare a «quei marinai, ai tempi della Repubblica, che firmarono il contratto con diritto di mugugno: li pagavano di meno, ma potevano lamentarsi». Questa idea di avere diritto a lamentarsi la trovo molto bella e molto genovese.

Qual è lo squinternato della galleria genovese che l’ha colpita di più?

Sono tantissimi, se ne devo citare uno dico quello che ha scritto, su un muro di Genova, «Basta scritte sui muri di Genova».

 
Il Repertorio dei matti della città di Genova è stato messo insieme grazie alla collaborazione di 14 persone, nei primi tre mesi di quest’anno: ci può raccontare come viene organizzato il lavoro dei seminari e come viene realizzata la stesura del libro? Come riesce a modellare, ogni volta, questa coralità da cronisti medievali?
 
È come cantare in un coro, bisogna rinunciare alle particolarità della propria voce per dare più forza alla voce del coro; è un esercizio di umiltà nel quale mi sembra che i redattori genovesi siano riusciti in pieno.

I matti raccontati nel libro sono tutti veri o ci sono profili nati dalla fantasia dei partecipanti al seminario?
 
Per quel che ne so, è tutto vero.

Anche lei si ritiene un po’ matto? E, se sì, come si racconterebbe?
 
Io sono finito nei Repertori dei matti di Bologna, di Torino, di Cagliari, di Parma e di Livorno, e tutte le volte mi è sembrato una specie di premio, un premio alla carriera, se vuole.

Lei ha un rapporto molto intenso con la scrittura. Scrive molti libri ogni anno. Ma il suo stile dà l’impressione che la scrittura sia solo uno strumento che cerca di riprodurre nel modo più fedele possibile le regole della lingua parlata. E’ anche questo il segreto del suo successo?

Ho studiato letteratura russa, nella quale la differenza tra la lingua scritta e la lingua parlata è minima; quando ho cominciato a scrivere, credo che questo fatto mi abbia portato a provare a riprodurre questa vicinanza.

 

Preferisce leggere o ascoltare una storia?

Io, quando leggo, leggo ad alta voce, nella mia testa, le trovo due esperienze molto simili.
 

Si è laureato in Lingua e Letteratura russa e ha tradotto molti testi russi importanti: qual è l’autore che ama di più?

Velimir Chlebnikov.
 

E qual è il suo autore preferito in assoluto?

Velimir Chlebnikov.

Che cos’è, per lei, la letteratura?

Una cosa che serve al mondo per essere bello.

Quali sono le prossime tappe del suo Repertorio dei matti?

Il prossimo libro che uscirà sarà Il repertorio dei matti della città di Padova, poi proveremo a farlo a Ravenna, a Prato, a Crotone e a Pisa.

 
[Intervista di Roberto Onofrio uscita ieri sul Secolo XIX]