San Pietroburgo, piccola biobliografia parziale

lunedì 28 Maggio 2018

Per chi viene a San Pietroburgo in luglio (clic), piccola bibliografia parziale.

Si può forse dire che la letteratura russa come la conosciamo oggi comincia ai primi dell’ottocento con un romanzo in versi, l’Evgenij Onegin di Puškin. C’è una traduzione che a me sembra molto bella, in endecasillabi, di Ettore Lo Gatto, che è stata ripubblicata recentemente da Quodlibet compagnia extra (si intitola Eugenio Oneghin).
Tutta la prosa che Puškin ha pubblicato in vita, che è incantevole, e è la pietra angolare della letteratura russa dell’ottocento, è raccolta in un’edizione che ho tradotto io: Aleksandr Puškin, Umili prose (è uscita per Feltrinelli).
Di Puškin andremo a vedere la casa dove abitava quando è morto, che è vicinissima alla prospettiva Nevskij (della quale si parla nei Racconti di Pietroburgo di Gogol’, ce n’è un’edizione Garzanti tradotta da Pietro Zveteremich).
Della morte di Puškin parla un libro italiano memorabile che è stato anche un libro che ha fatto scalpore, come si dice, tra gli slavisti, Il bottone di Puškin di Serena Vitale (Adelphi), chi non l’ha letto credo lo leggerà volentieri.
Vedremo il teatro dove sono stati rappresentati per la prima volta Ревизор, di Gogol’ (che è, in italiano o Il revisore – l’edizione che ho io, Marsilio, con testo a fronte, a cura di Emilia Magnanini – o L’ispettore generale, varie edizioni, Feltrinelli o Garzanti) e il Gabbiano di Čechov.
Se non avete letto Le anime morte, lo consiglio anche se non è ambientato a Pietroburgo (c’è un’edizione che ho tradotto io, Feltrinelli, ma in generale credo che vadano bene molte traduzioni, consiglio di evitare quelle un po’ antiche, di Landolfi, Ermanno Rea, Leone Ginzburg e quelle moderne dove tolgono le ripetizioni, l’Einaudi un po’ si distingue, in questa pratica).
Tolstoj ha parlato forse più di Mosca che di Pietroburgo, ma c’è un libretto ambientato prevalentemente nel Caucaso che si intitola Chadži-Murat, che a me sembra un capolavoro, tanto più prezioso in quanto non tanto conosciuto (ce n’è in giro un’edizione che ho tradotto io per Voland).
Altre due cose che ho tradotto io e poi basta: sempre per Voland, ho curato un’edizione di Memorie del sottosuolo che è forse uno dei racconti più pietroburghesi del più pietroburghese degli scrittori russi, Fëdeor Michajlovič Dostoevskij e un libro straordinario, ambientato a Pietroburgo e che comincia in via Gorochovaja, che attraverseremo decine di volte, in luglio, Oblomov di Gončarov (edizioni Feltrinelli).
C’è già un sacco di roba, ma mi sento di darvi ancora qualhge indicazioni sul novecento e qualcuna su dei testi generali: di Anna Achmatova La corsa del tempo (a cura di Michele Colucci) e, su di lei, Incontri con Anna Achmatova, di Lidija Čukovskaja; di Osip Mandelštam il Discorso su Dante (che è contenuto anche in un’antologia Bompiani intitolata Sulla poesia) e, su di lui, L’epoca e i lupi (scritto dalla moglie Nadežda e che si trova solo in biblioteca, ho paura); di Iosif Brodksij Guida a una città che ha cambiato nome, che è un testo su Pietroburgo (e è contenuto in Fuga da Bisanzio) e Dall’esilio, che è un librettino che contiene il testo, bellissimo, sull’accettazione del Nobel, e un altro testo, per me ancora più bello, sulla «condizione che noi chiamiamo esilio» (anche una quarta, sul novecento: qualcosa di Dovlatov varrebbe la pena, secondo me, La valigia, per esempio).
Poi, per chi vuole documentarsi sulla città, c’è testo di Solomon Volkov che si intitola San Pietroburgo (da Puškin a Brodskij, storia di una capitale culturale) che sembra scritto per noi (è appena un po’ lungo, forse, e, per il mio gusto, un po’ troppo dettagliato nella parte sulla danza, dove io ho un po’ saltato); e un altro libro sulla città che, se avete tempo, vale la pena di leggere, è Il mito di Pietroburgo, di Ettore Lo Gatto. Come guide, mi sento di consigliare la Guida di Mosca e San Pietroburgo del Touring che è uscita quest’anno che contiene anche una ventina di pagine che ho scritto io e che parlano anche dei posti che vedremo noi.