Sai cosa faccio?
Ieri sono andato a un convegno, a Reggio Emilia, dove si parlava di diritti dei bambini, e io, che non ne so tanto, di diritti dei bambini, ho pensato che una cosa che mi veniva da dire è che oggi, rispetto a quand’ero piccolo io, i padri passano molto più tempo, insieme ai loro bambini, che non è una cosa molto intelligente da dire in un convegno, ho pensato, e allora ho pensato che avrei detto che oggi, rispetto a quand’ero piccolo io, la figura centrale della famiglia di quando ero piccolo io, il buon padre di famiglia, cioè il padre giusto e severo, né troppo intelligente né troppo stupido, quello che faceva le cose con la diligenza del buon padre di famiglia, cioè né troppo bene né troppo male, cioè in un modo giusto, con un metro giusto, al quale si adeguava poi tutta la famiglia, i figli, la moglie, i suoceri, le nuore, i cognati, i parenti, gli amici in visita eccetera eccetera, ecco quella figura lì, che spirava autorevolezza, che non aveva bisogno di alzare le mani perché bastava uno sguardo, un sopracciglio alzato, per produrre il silenzio, e l’ascolto, ecco quella figura lì, ho pensato, oggi che io non sono più giovane e che è giovane invece mia figlia, che ha otto anni, quella figura li non esiste più, ho pensato, e ho pensato che se si ripresentasse, se ricapitasse in Emilia in questi giorni un buon padre di famiglia come quelli che ho conosciuto io, con la giacca del buon padre di famiglia e le abitudini del buon padre di famiglia, farebbe, secondo me, la figura di quel signore di Macerata di cui parla una poesia di Gianni Rodari pubblicata nella raccolta Fra i banchi recentemente ristampata: «Ho conosciuto un tale, – scrive Rodari, – un tale di Macerata, / che insegnava ai coccodrilli / a mangiare la marmellata. // Le Marche, però, / sono posti tranquilli, / marmellata ce n’è tanta, /ma niente coccodrilli. // Quel tale girava / per il monte e per la pianura, / in cerca di coccodrilli / per mostrare la sua bravura. // Andò a Milano, a Como, / a Lucca, ad Acquapendente: / tutti posti bellissimi, / ma coccodrilli niente. // È ancora lì che gira, / un impiego non l’ha trovato: / sa un bellissimo mestiere, / ma è sempre disoccupato». E era un discorso che mi piaceva moltissimo. Solo che poi, ieri mattina, poco prima di arrivare al convegno, mi è venuta in mente mia figlia, un paio di anni fa, quando stava andando a gattoni sopra lo schienale del divano, che io le ho detto «Secondo me te quel lavoro lì è meglio se non lo fai», e lei mi ha guardato, ma cattiva, e mi ha detto «Tu non devi dire “Secondo me è meglio se non lo fai”, tu devi dire: “Non lo fai”». E allora ho pensato che, forse, in Emilia, oggi, dei coccodrilli ci sono, non ci sono quelli che gli san dar la marmellata, e mi son trovato che non avevo niente di sensato da dire, al convegno, e allora ho pensato “Be’, sai cosa faccio? Improvviso”.
[uscito ieri su Libero]