Rilevato che lavare i piedi è operazione sempre disagevole e pericolosa
Le idee di Maurice non erano sempre astratte come quelle dei numeri maiuscoli. Ve n’erano altre di genere molto pratico che potevano servire, come lui stesso annotava, per ottenere la concessione di brevetti industriali. Una, che mi colpì più delle altre, riguardava una macchina per lavare i piedi, poco dissimile da una comune lavatrice o lavastoviglie di oggi, nella quale, dopo aver introdotto del sapone in polvere, faceva entrare dell’acqua calda che veniva agitata da un’elica posta dietro una grata. Il piede, introdotto nella macchina attraverso un’apertura protetta da un manicotto di gomma che stringeva la gamba a metà polpaccio, veniva a trovarsi avvolto da un turbine d’acqua saponata che presto defluiva da un foro di scolo lasciando il posto a un getto d’acqua calda per risciacquare. Espulsa l’acqua del risciacquo, entrava un flusso d’aria calda che asciugava il piede. Nelle note illustrative della sua macchina, l’inventore, rilevato che lavare i piedi è operazione sempre disagevole e pericolosa, faceva notare la praticità della sua lavatrice, che era da tenere in bagno, accanto al lavabo.
[Piero Chiara, Il cappotto di astrakan, Milano, Mondadori 1978, p. 68]